Urne aperte in tutta Italia anche oggi fino alle 15, per la seconda e ultima giornata di voto sui cinque referendum abrogativi in materia di lavoro e cittadinanza. Ieri, domenica, i seggi si sono chiusi alle 23 per la pausa notturna, per poi riaprire questa mattina alle 7. Alla stessa ora si vota anche nei 13 comuni sopra i 15mila abitanti, impegnati nei ballottaggi per l’elezione del sindaco, e nei 7 comuni sardi al primo turno.
Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno, l’affluenza nazionale alle ore 23 si è attestata attorno al 22,73% per quanto riguarda i referendum. Un dato nettamente inferiore rispetto a quello necessario per raggiungere il quorum, e in linea con la scarsa partecipazione registrata nel 2009, ultima occasione in cui si votò su due giorni senza raggiungere il quorum. Più alta, ma comunque in calo, la partecipazione ai ballottaggi nei comuni interessati: il 35,9% degli aventi diritto si è recato alle urne, contro il 45,82% del primo turno.
Partecipazione disomogenea e rischio quorum
I numeri parziali confermano la prospettiva di un difficile raggiungimento del quorum necessario per rendere validi i referendum. Alle 12 di ieri, domenica 8 giugno, l’affluenza nazionale oscillava tra il 7,41% e il 7,43%, ben lontana dalla soglia del 10% che storicamente è stato preludio di un sicuro raggiungimento del quorum. Il dato è particolarmente basso nel Sud e nelle isole, dove la partecipazione alle urne è scarsa: la Calabria, in particolare, registra il primato negativo con solo il 10,14% alle 19. Al contrario, la Toscana guida la classifica delle regioni più partecipative, con un’affluenza del 22%, seguita da Emilia-Romagna (21,21%). Il confronto con il referendum del 2011 sull’acqua pubblica – l’ultimo in cui si raggiunse il quorum – fa emergere un netto calo: nel Mezzogiorno allora si superò l’11% a metà giornata, mentre oggi si è ben sotto quella soglia.
Ai seggi si sono recati tutti i leader che sostengono i quesiti referendari, compresa la premier Giorgia Meloni, che tuttavia ha dichiarato di non voler ritirare le schede per non far raggiungere il quorum.
Polemiche e disservizi
La giornata elettorale non è priva di polemiche. Il Comitato promotore ha segnalato violazioni del silenzio elettorale e comportamenti ritenuti inopportuni da parte di alcuni presidenti di seggio, che avrebbero chiesto agli elettori se intendessero ritirare tutte le cinque schede, generando preoccupazioni circa l’imparzialità della procedura. Problemi anche sull’accessibilità : a Roma, nel quartiere Trastevere, alcuni anziani e disabili hanno atteso per ore a causa dell’assenza di ascensori nei seggi collocati al primo piano. Solo l’intervento dei media ha sbloccato la situazione.
Anche in Sicilia, nella città di Catania, non sono mancati disservizi e polemiche: la scarsa tempestività e l’inefficienza organizzativa hanno limitato la possibilità di voto per gli studenti fuorisede, le cui richieste – presentate nei tempi previsti – non sono state evase in tempo.
Sicilia: affluenza sotto il 17%
In Sicilia, l’affluenza ai referendum si conferma tra le più basse del Paese, un netto distacco dalla media nazionale. Alle ore 23 di domenica, solo il 16,5% degli aventi diritto aveva votato sull’Isola, ben sei punti percentuali in meno rispetto al dato italiano complessivo. Un risultato che relega la Sicilia tra le tre regioni meno partecipative, appena sopra il Trentino-Alto Adige (16,1%) e la Calabria (16,2%). Già alle 12 di ieri, la situazione appariva critica: la percentuale si fermava al 4,54%, quasi tre punti sotto la media nazionale del 7,40%. La provincia con la partecipazione più bassa è Agrigento, con appena il 3,32% dei votanti registrati nella prima rilevazione; seguono Caltanissetta (3,66%) ed Enna (3,79%). I dati più alti, seppur modesti, si sono registrati a Palermo (5,11%), Catania e Siracusa (entrambe al 4,79%). Alle 19, la media regionale era ancora al di sotto della soglia del 10%, facendo temere l’impossibilità di raggiungere il quorum. A pesare sull’affluenza potrebbe essere stato anche il clima estivo: una domenica di sole e temperature elevate ha spinto molti siciliani verso il mare, contribuendo all’elevata astensione. Un dato che rafforza il divario storico tra Nord e Sud anche nella partecipazione democratica. A dare un segnale forte di presenza nella regione è stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha votato a Palermo, ribadendo con la sua partecipazione l’importanza dell’esercizio democratico, nonostante il disinteresse di larga parte della popolazione.













