Il primo ricorso dell’Udu è stato accolto dal Tar del Lazio (Sezione III bis), fissando l’udienza per la decisione collegiale il 5 novembre.
Facciamo un passo indietro, cos’era successo?
Un numero elevato di studenti negli scorsi test di ammissione a numero programmato, svolti nel mese di settembre, è stato escluso da Medicina, Architettura, Psicologia. Il tutto per non aver potuto sottoscrivere la scheda anagrafica del test. A renderlo noto, l’associazione studentesca Udu, il cui coordinatore Jacopo Dionisio afferma: “Il ministero si trova a un bivio, poiché le graduatorie sono state già pubblicate; non accetteremo la soluzione giudiziale di compromesso di accettare solo questi mille studenti in sovrannumero, tutti hanno diritto a studiare. Anche quest’anno il sistema dei test ha mostrato di essere una lotteria che non funziona, e si presta a irregolarità e distorsioni che danneggiano gli studenti. Continuiamo a chiedere con forza un tavolo ministeriale per iniziare a discutere del superamento della legge 264 del 1999 e dell’attuale meccanismo d’accesso ai corsi universitari”.
Come mai non è avvenuta la compilazione dell’anagrafica?
A spiegarlo, gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia, che hanno patrocinato il ricorso. “Non si è trattato di una leggerezza da parte dei candidati, ma di un vero e proprio buco nelle istruzioni ministeriali, giacché gli studenti alla fine della prova si sono ritrovati privi di penna in quanto ritirata dalla commissione. Stiamo avviando un maxi ricorso per oltre mille studenti di Veterinaria e valutando casi su Psicologia, Scienze della Formazione Primaria e tutti gli altri corsi a numero chiuso, compreso Medicina”.