Lo scorso 22 giugno ben 750 candidati hanno affrontato una prova con l’obiettivo di acquisire i 24 crediti formativi universitari, al momento ancora necessari per prender parte ai concorsi ordinari volti ad entrare di ruolo nell’insegnamento. Una prova che ora è stata annullata dell’Università di Bologna perché pare che le domande circolassero già in precedenza.
La segnalazione
Secondo quanto indicato dal Prorettore alla Didattica dell’Alma Mater Roberto Vecchi e riportato da La Repubblica, la decisione sarebbe stata presa in seguito all’arrivo, negli scorsi giorni, di una denuncia descritta come “molto dettagliata”. In particolare qualcuno avrebbe segnalato all’amministrazione della Selexi Srl (azienda che gestisce le prove di esame) e agli uffici dell’ateneo bolognese la circolazione di file contenenti domande per l’esame.
Il Prorettore ha riferito che si sta procedendo con i dovuti approfondimenti, con l’obiettivo di far luce sull’accaduto ed individuare eventuali responsabilità, ma nel frattempo i numerosi candidati dovrebbero prepararsi ad affrontare nuovamente la prova: questa, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbe tenersi prima di un altro esame, già previsto per settembre.
“Vogliamo tutelare gli studenti che hanno partecipato – ha rassicurato Vecchi – cercando di rifare una prova di recupero in tempi brevi“.
Una notizia, questa, destinata a scatenare sconforto e rabbia tra molti degli aspiranti insegnanti: sentimenti emersi attraverso i social, dove sta montando la protesta.
“Quesiti identici a quelli dei test precedenti”
Secondo alcune voci, non si tratterebbe di un furto informatico, ma soltanto della circolazione di “un elenco di possibili domande ricostruito sulla base delle domande uscite nei precedenti” che si sarebbe alla fine rivelato utile.
Di fatto le domande proposte lo scorso 22 giugno sarebbero “risultate identiche a quelle del test dell’appello precedente”, dettaglio che avrebbe poi agevolato molti ma di cui non si poteva esser sicuri.
Di conseguenza, a detta di un’associazione studentesca, la colpa andrebbe attribuita più a chi avrebbe predisposto, o meglio riproposto, medesimi quesiti per 5 anni. L’associazione in questione, di conseguenza, ha chiesto di revocare il provvedimento di annullamento.