Un avvenimento speciale, a tratti storico: Giuseppe Perrone, detenuto da trent’anni nel carcere romano di Rebibbia, ha ottenuto, lo scorso 23 maggio, l’autorizzazione a sostenere la discussione di laurea in presenza, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Perrone ha discusso la propria tesi magistrale in Editoria, dal titolo “Gli abissi della pena. A partire da Primo Levi” alle 15 del 24 maggio; un evento di importanza fondamentale per l’Ateneo romano, in quanto ha ospitato quello che è divenuto a tutti gli effetti il primo detenuto a discutere la propria tesi di laurea in presenza, presso i locali universitari.
Questo, secondo il relatore di Perrone, il prof associato di Letteratura italiana e Letteratura di viaggio contemporanea Fabio Pierangeli, “è il momento della riconciliazione attraverso lo studio e la cultura”. Il detenuto, infatti, “da trent’anni in carcere, proprio nel giorno della strage di Capaci ottiene il permesso per discutere la sua tesi di laurea magistrale nel nostro Ateneo in Scienze della informazione, della comunicazione della editoria”.
“Riconciliazione”, dunque, secondo quanto sottolineato da Pierangeli, “è la parola chiave del lavoro di tesi. Attraverso grandi pagine della letteratura, con un focus importante, su Primo Levi, la tesi ricostruisce la metafora della detenzione. Ma non sono solo parole: Giuseppe Perrone, anche attraverso alcune poesie, ricostruisce la sua esperienza detentiva con profondità e ironia”.
Perrone, così, conclude così un percorso legato all’attività del progetto formativo “Università in carcere” promosso proprio dall’Ateneo romano presso i locali della Casa Circondariale di Rebibbia – Nuovo Complesso: l’obiettivo è quello di proporre l’offerta formativa universitaria a coloro i quali sono reclusi, riaprendo il dibattito sull’ordine sociale, sul diritto allo studio, infine sul diritto al lavoro.