Qualche giorno fa, ha fatto molto discutere la scelta dell’Università di Trieste che esigeva il possesso della certificazione verde anche per esami e lezioni da remoto. “In tutti i casi, sia che gli esami siano svolti in presenza o da remoto, gli studenti sono tenuti al possesso della certificazione verde o di analogo documento previsto“.
La notizia della circolare dell’Università di Trieste aveva suscitato svariate critiche, tanto che il rettore dell’ateneo era stato costretto a intervenire per chiarire le disposizioni messe in atto. Tali disposizioni sarebbero state attuate a partire dal 3 ottobre 2021. Gli unici esenti dal possesso del green pass sarebbero stati quei soggetti esenti alla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica.
La scelta del rettore
Visto che ogni ateneo può in teoria organizzarsi in autonomia, l’Università di Trieste aveva imposto il green pass anche per chi decidesse di sostenere gli esami da casa. La scelta dell’Università, inoltre, è stata di collegare il possesso del green pass a tutta la vita accademica. Come specifica il protocollo: la certificazione verde serve anche per prenotare un posto in biblioteca, accedere alle sale studio, seguire le lezioni e così via.
“Le nostre regole sono state mal interpretate — ha dichiarato il rettore —. Abbiamo sempre scelto la strada della massima prudenza in questo anno e mezzo. E infatti siamo una delle Università che ha tenuto aperto di più. Abbiamo avuto soltanto 3 casi tra gli studenti dentro l’Ateneo. Per questo abbiamo deciso di preparare il nostro protocollo per l’autunno per tempo, anche se siamo ancora in attesa che il decreto del 6 agosto venga spiegato e specificato da un dpcm che non arriverà purtroppo prima della conversione in legge, il mese prossimo”.
Risponde il ministero dell’Università
Il senatore Pittoni, in merito alla questione dichiarò: “Ho interessato il ministero dell’Università, che ora si prepara ad annunciare un documento chiarificatore presumibilmente ispirato al parere tecnico che il ministero dell’Istruzione ha inviato alle scuole, nel quale al punto 4 si legge che la certificazione verde riguarda l’erogazione in presenza del servizio“. Il chiarimento è arrivato, martedì 31 agosto, con una circolare ministeriale, con alcune indicazioni operative sull’applicazione del dl 111/2021 e il Green Pass nelle università: per partecipare alle attività a distanza il green pass non è richiesto.
Si legge nel testo della circolare: “Deve ritenersi che il riferito obbligo per gli studenti si estenda a tutte le attività didattiche e curriculari in presenza, quali, ad esempio, lezioni, esami, laboratori, prove, tirocini, sedute di diploma e ricevimento da parte dei docenti, nonché per le attività connesse, quali, sempre a titolo esemplificativo, l’accesso a biblioteche, aule studio, laboratori, eventi, mostre, concerti, ecc…“.
“Ora la norma precisa che un diverso utilizzo del Green Pass può essere disposto solo con legge dello Stato e prevede il divieto per chiunque di disporne un impiego differente da quello al momento previsto”, ha spiegato Nicola Provenza, deputato del Movimento Cinque Stelle in commissione Affari sociali.
“Fermare l’uso fantasioso del Green pass”
“In questo modo – ha spiegato Nicola Provenza – armonizziamo la normativa con quanto disposto dal Regolamento UE 2021/953. Quando si introducono provvedimenti di questo tipo bisogna avere un’attenzione particolare perché si va ad incidere su diritti fondamentali della persona e per questo l’obbligo di legge appare quanto mai opportuno.
Così fermiamo l’uso fantasioso del Green Pass che in questi giorni sta alimentando le cronache di giornale e un possibile uso differenziato tra Regioni. Una circostanza che dovrebbe far riflettere anche sulle distorsioni che ha causato il nuovo Titolo V della Costituzione, portando, soprattutto in un ambito delicato come quello della salute, a una babele che durante la fase più critica della pandemia ha creato caos e confusione“.