Si torna a parlare della cosiddetta “ambulanza della morte”, vicenda che riguarda il trasporto di malati terminali dall’ospedale di Biancavilla verso le loro abitazioni e la loro uccisione attraverso un’iniezione d’aria nelle vene.
Il caso, sollevato da un servizio del programma “Le Iene” nel 2017, aveva portato all’intervento della Procura di Catania e all’apertura di una formale inchiesta.
Il programma “Le Iene” ha recentemente raccolto un’altra testimonianza che rivela dettagli sempre più inquietanti. A testimoniare sono Marco e Antonio, due fratelli proprietari di un’agenzia di pompe funebri minacciati dalle mafie locali per il totale controllo dei funerali e del trasporto dei morti dall’ospedale a casa. Secondo il racconto dei due fratelli, le cosche si sarebbero appropriati anche dell’ambulanza mettendo alla guida i due “ambulanzieri della morte”, accusati di omicidio e di estorsione di tipo mafioso: Agatino Scalisi e Davide Garofalo.
I due velocizzavano la morte dei pazienti per guadagnare di più. Antonio, che si è convinto a parlare dopo la testimonianza di suo fratello Marco nel 2017, rivela ulteriori dettagli: “Quando non riusciva con l’iniezione, lo faceva con il cuscino“, dichiara Marco con riferimento alle uccisioni nelle ambulanze.
Per i due “ambulanzieri” il processo è in corso per l’omicidio di quattro persone. Alle Iene Antonio, però, dichiara: “Ho fatto 50 morti l’anno dal 2013. Non vuol dire che tutti siano stati fatti con siringa, come non vuol dire che sono tutte morti naturali.”
Inoltre, il testimone rivela che dietro i due “ambulanzieri” accusati ci sono “due gruppi criminali che hanno fatto la storia criminale di quel comprensorio. C’è stata una guerra di mafia, morti ammazzati nelle strade, bambini uccisi“.