Il nuovo anno accademico 2020/2021 è alle porte. Qualche giorno ancora e gli studenti riprenderanno la vita universitaria, alcuni per la prima volta, altri da “veterani” dei locali dell’Ateneo. Un anno, tra l’altro, davvero differente da ogni altro: basti, per esempio, pensare all’avvento della didattica “mista”, parte in aula, parte da remoto.
Altra novità in arrivo per il nuovo anno accademico, inoltre, è indubbiamente il contributo “simbolico” che gli studenti potranno versare al momento dell’iscrizione: chiunque voglia usufruire dell’abbonamento annuale FCE, AMT o di entrambi, quest’anno dovrà pagare 15 euro cadauno, pari al costo di un mensile. Ma l’abbonamento, per l’appunto, è valido dal momento dell’iscrizione in poi.
La denuncia di una studentessa
“E i laureandi?”, comincia così la denuncia di una studentessa. Come da regolamento, si considerano laureandi quegli studenti di triennio che entro ottobre siano in debito di 30 CFU, e quelli di biennio a cui manchino solamente 15 CFU. Questi studenti hanno la possibilità di laurearsi tra novembre e non oltre il 30 aprile, senza avere bisogno di iscriversi, facendo riferimento all’anno accademico precedente; gli stessi, hanno la possibilità di iscriversi con riserva ad un altro corso di studi.
“Come molti miei colleghi, sono ormai in dirittura d’arrivo – spiega la studentessa –. Sono iscritta con riserva, tra l’altro, ad un corso di laurea magistrale, che naturalmente vorrei seguire. È incredibile che, pur essendo laureanda, sia costretta a pagare mensilmente, da privata, finché non mi laureo, la stessa cifra che i miei colleghi iscritti regolarmente hanno pagato una volta sola”.
“Non siamo irregolari, siamo laureandi – continua –: i mezzi ci servono ugualmente per andare all’università, tanto per una lezione quanto per andare a colloquio col nostro relatore. Noi laureandi siamo penalizzati, e ciò che è peggio è che sembra che nessuno stia prendendo in considerazione la nostra situazione o i nostri grossi disagi: l’università sembra farci capire che le cose stanno così, ci tocca pagare e basta, quando abbiamo gli stessi diritti dei nostri colleghi”.
Una situazione, dunque, più che spiacevole. La situazione che si prospetta attualmente, infatti, per coloro che sanno già di non arrivare all’ambito titolo entro novembre, è quella di pagare un abbonamento mensile ai mezzi per almeno sei mesi. L’appello di questa studentessa, come quello di centinaia di studenti laureandi, è rivolto infine all’ateneo: “permetteteci di pagare almeno il contributo per i mezzi, in attesa di laurearci. Abbiamo le stesse esigenze dei nostri colleghi: non lasciateci a piedi“.