Ad un anno di distanza, la Procura archivia uno dei casi più chiacchierati durante la scorsa festività di Sant’Agata. I più, infatti, ricorderanno come, all’arrivo della Santa Patrona alla base della salita di Sangiuliano, sia stato deciso dal Maestro del Fercolo di non effettuare la ripida e pericolosa scalata, a causa delle avverse condizioni meteo di tutta la giornata prima.
Alcuni fedeli, allora, non d’accordo con la decisione presa, si sono rivoltati; non solo sono stati impediti i movimenti della vara, ma sono stati anche staccati i cordoni, non lasciando altra opzione al Fercolo se non quella di essere portato a spalla. Si ricorderà infine la durissima omelia di Monsignor Barbaro Scionti, che gridò a gran voce contro i “delinquenti”, ricordando come fossero soli ed isolati, ed invitandoli al silenzio, permettendo così ai veri devoti di pregare.
Un anno dopo, dopo indagini, La Sicilia riporta le dure conclusioni della Procura, citando come la festa abbia assunto, negli ultimi anni, “una connotazione quasi paganeggiante ove il sincero e vivo sentimento religioso di molti, ovvero della maggioranza dei devoti cede il passo a manifestazioni di soverchieria e/o sopraffazione di pochi ben individuati soggetti che nulla hanno a che vedere con l’antica e consolidata affezione dei cittadini verso la Santa Patrona”.
Si concludono così le indagini su Sebastiano Crisafulli, Danilo Giuseppe Agatino Marino, Orazio De Felice e Alessio Galeano, che sono stati gli unici denunciati in quanto i soli ad essere riconosciuti tra i rivoltosi, molti dei quali si ritrovavano con i volti coperti dagli scaldacollo, quindi sfuggiti ai controlli della polizia; quest’ultima, si ricordi infine, fu la vera responsabile della giusta continuazione della festa, in quanto riuscì a ristabilire l’ordine permettendo alla Santa Patrona di tornare al Duomo.