Gli atenei di Catania e Palermo uniti nella ricerca scientifica per la Sicilia. L’Isola è da sempre crocevia di popoli e sinonimo di varietà, non solo etnica, ma anche vegetale. I diversi ambienti geografici rendono la “Trinacria” un vero orto botanico a cielo aperto e la recente scoperta delle due principali università siciliane lo conferma. Sui monti Peloritani i ricercatori etnei e panormiti hanno infatti scoperto una nuova specie vegetale ad Antillo, la “Veccia di Brullo” (Vicia brulloi).
I risultati della ricerca – condotta dai ricercatori Saverio Sciandrello, Gianpietro Giusso Del Galdo e Pietro Minissale del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania in collaborazione con la prof.ssa Cristina Salmeri del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche dell’Università di Palermo – sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Phytotaxa” con un articolo dal titolo “Vicia brulloi (Fabaceae), a new species from Sicily”.
L’importante scoperta di questa nuova specie – dedicata al prof. Salvatore Brullo, già docente di Botanica dell’Università di Catania – arricchisce notevolmente, dal punto di vista floristico-naturalistico, il distretto peloritano che coincide con la parte nord-orientale della Sicilia assieme alla presenza di numerose altre specie vegetali esclusivi di questa area descritti dagli stessi ricercatori dell’Università di Catania, come Asperula peloritana, Brassica raimondoi e Silene peloritana.
La Veccia di Brullo (Vicia brulloi), specie perenne ad habitus lianoso con caratteri morfologici ancestrali, è molto rara e localizzata, attualmente si conosce solo una popolazione, lungo un corso d’acqua, vicino Antillo (Messina). Il suo sito di crescita rientra nella zona speciale di conservazione, “Tratto Montano del Bacino della Fiumara di Agrò (ITA030019)”, garantendo in qualche modo la conservazione di questo speciale ambiente umido, reso unico dalla presenza di questo singolare e vulnerabile endemismo.
La specie è rappresentata da pochi individui, localizzati lungo un corso d’acqua su substrati metamorfici paleozoici. A causa della sua rarità e del basso numero di individui, Vicia brulloi, secondo il protocollo IUCN (IUCN 2017), è stata classificata come CR “Critically Endangered-Gravemente minacciata”.
Un contributo, dunque, fondamentale quello fornito dai ricercatori dell’Università di Catania nell’incrementare le conoscenze e il valore della biodiversità vegetale.