Secondo un rapporto sullo stato dell’istruzione in Italia, che verrà pubblicato a breve sul sito dell’Osservatorio sui Conti pubblici, l’Italia è il paese che investe di meno nell’istruzione pubblica. Solo il 3,8% del PIL si trasforma, infatti, in fondi destinati all’istruzione. Di questi, solo lo 0,8% è destinato alle università.
Dai dati risulta essere la Svezia il paese che investe di più sull’istruzione, dedicandole il 6,9% del suo PIL, seguita da Francia (5,5%), Gran Bretagna (4,9%) e Germania (4,1%). Non è una sorpresa, dunque, che sia il Bel Paese ad avere il maggior numero di giovani che si ritrovano nella condizione di non avere un impiego fisso e non essere coinvolti in nessun programma di istruzione.
Si stima infatti che circa il 20,1% dei giovani italiani tra i 15 ed i 24 anni si trovi nella condizione di Neet (Not in education nor in employment or training) registrando, anche in questo caso, il dato peggiore di tutta l’Europa: si avvicina a noi solo Cipro, che totalizza il 16,1% di Neet.
Anche per quanto riguarda i dati relativi a diplomati e laureati siamo ampiamente indietro rispetto agli altri paesi Ue: solo il 21% della popolazione è laureato, percentuale ben lontana dalla media europea del 34,5%.
Nonostante sia evidente la necessità di dare maggiore attenzione alla condizione dell’istruzione pubblica in Italia, tuttavia la spesa ad essa dedicata è ancora in calo. Dal 2007 ad oggi è infatti scesa di quasi il 2%.