I leggendari “Tre Altarelli” di Nicolosi sono circondati dall’immondizia: è l’ultima manifestazione di incuria e inciviltà che riguarda un monumento o un sito archeologico siciliano. La segnalazione arriva dal profilo Facebook di Boris Behncke, vulcanologo dell’INGV di Catania, dove alcune foto immortalano chiaramente tutta la zona del sito in evidente stato di degrado.
“Il sito – scrive il vulcanologo – si trova in una condizione pietosa, soprattutto grazie a chi non si crea alcun problema gettando qualunque categoria di rifiuti nei dintorni del piccolo monumento. All’ingresso della zona attrezzata, abbondano certi residui che parlano di momenti “romantici” vissuti da giovani coppie locali in mezzo ai souvenirs lasciati da coppie romantiche precedenti”.
Ignorata la presenza di un cartello, all’ingresso del sito, che invita gentilmente i visitatori a rispettare il sito, dove si legge: “Quest’area protetta è stata ripulita dai rifiuti dai volontari di Meglio Parco che Sporco, iniziativa annuale del Parco dell’Etna, di sensibilizzazione al rispetto del territorio. Si raccomanda di tenerla pulita e di riportarsi indietro i rifiuti prodotti, perché si ricorda che non c’è alcun servizio di raccolta. Buona natura a tutti!”.
Un messaggio che, alla luce dello scenario che si presenta davanti agli occhi dei visitatori, risulta beffardo e, al tempo stesso, amaro: tra i rifiuti più chiaramente distinguibili sparsi per tutta l’area, spiccano sacchetti, bottiglie e piatti di plastica, contenitori di detersivi, bottiglie di vetro e addirittura lastre di eternit. Moltissimi i commenti nei confronti di questo ritratto impietoso: alcuni di indignazione, ma tanti altri di rassegnazione per una situazione che è ormai all’ordine del giorno in diverse zone protette della Sicilia.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, i “Tre Altarelli” di Nicolosi – così chiamati per via della triplice arcata che caratterizza l’edicola dove vennero dipinte immagini sacre – è un importante sito storico e luogo di culto per la tradizione religiosa siciliana. La sua storia è legata infatti all’eruzione del 1886, quando quella che sembrava l’inarrestabile corsa di un braccio lavico largo tre chilometri si arrestò e cambiò improvvisamente direzione davanti alla costruzione, superandola così senza distruggerla.
“Si tratta della lava del 1886, emessa dal Monte Gemmellaro – spiega Behncke –, che stava per invadere il paese di Nicolosi, ma si è fermata proprio là, dietro I Tre Altarelli, dove il Cardinale Dusmet di Catania aveva fatto portare le reliquie della Santuzza”. Per questo motivo, fino a qualche tempo fa, la popolazione di Nicolosi, in occasione della ricorrenza dell’eruzione, si recava in pellegrinaggio ai “Tre Altarelli” in ricordo degli avvenimenti del 1886. Di recente, la strada per raggiungere il luogo è stata asfaltata: oggi raggiungere il monumento è certamente più semplice, ma lo scenario che ci si trova di fronte non sempre si addice a quello che si definisce un luogo storico.