L’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) ha presentato, nella giornata di ieri a Palazzo dei Normanni a Palermo, il 16° rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”. Il rapporto analizza l’andamento del sistema ospedaliero italiano, in particolare le domande di prestazioni sanitarie e la qualità dell’assistenza percepita dai cittadini.
Dal rapporto sono emersi dati sconcertanti sui lunghi tempi di attesa per le prestazioni sanitarie in Sicilia.
Nella nostra regione, si attendono circa 2 mesi per accedere a prestazioni specialistiche i cui tempi massimi di attesa dovrebbero essere nettamente inferiori (circa 3 giorni). Le liste più lunghe si registrano per l’ecocolordoppler cardiaco (attesa per il 21% degli utenti di 57,2 giorni) e la colonscopia (attesa di 50 giorni per il 41% dei casi).
Anche le attese per le prestazioni da erogare entro i 10 giorni sono nettamente superiori ai tempi previsti e possono prolungarsi fino a 3 mesi: è il caso della mammografia bilaterale (88 giorni per il 30% degli utenti) e della colonscopia (89,3 giorni per il 43% degli utenti).
Le lunghe liste d’attesa inducono i pazienti a rivolgersi alle strutture private, nonostante gli ingenti costi, o a ricorrere ad ospedali situati in altre regioni, come avviene in Sicilia nel 30% dei casi. Questi tempi così prolungati rappresentano un’inefficienza del Servizio Sanitario Nazionale e un forte elemento di diseguaglianza sociale che genera disagi ai pazienti e alle loro famiglie.
Dal rapporto pubblicato emerge anche l’uso improprio del Pronto Soccorso. In tutta Italia, nell’ultimo anno, vi ha fatto ricorso quasi un terzo della popolazione nazionale adulta, pari a 14,5 milioni di italiani.
In Sicilia, in particolare, tra il 2017 e il 2018, è cresciuta del 71% la percentuale di pazienti che si sono rivolti ad un Pronto Soccorso pubblico che, non potendoli assistere, li ha inviati in una struttura accreditata del Sistema Sanitario Nazionale. Al vertice della classifica si trova la provincia di Catania con il 164,3%, seguita da quelle di Trapani (75,8%) e di Palermo (74,3%).