Un padre, un figlio e l’omofobia. E’ un triangolo spesso ricorrente nelle famiglie siciliane che vivono nel pregiudizio, nella discriminazione. Lo sa bene Luca, un giovane siciliano che proviene proprio da una di queste, e che, a causa della sua omosessualità, da due giorni vive nella sua auto, una vecchia fiat panda.
Buttato fuori di casa, il venticinquenne vittima dell’omofobia paterna, dopo un duro, l’ennesimo, scontro con il padre, che descrive come un uomo all’antica e molto violento, è adesso ospitato dall’associazione GayLib Sicilia al quale si è rivolto. Il genitore, che ha costretto il ragazzo, primodi quattro figli, a lasciare gli studi per lavorare in campagna, al culmine di una banale lite lo ha apostrofato come uno “difettoso”. E, quando a capo di una famiglia c’è un uomo così severo, a poco vale la comprensione materna.
Ma non è la prima volta che il padre di Luca ha atteggiamenti violenti nei suoi riguardi. Sandro Mangano, il coordinatore regionale dell’associazione, ci racconta: ‹‹Con i miei occhi ho potuto constatare che il giovane porta ancora sull’addome i segni di un cacciavite scagliatogli addosso dal padre in un momento di rabbia qualche tempo fa. Gesto che non è stato denunciato per ritrosia del ragazzo, ma che non può e non deve passare sotto traccia. Spero con forza che non si abbassi mai la guardia su un problema serio e preoccupante come l’omofobia. La nostra associazione conta tantissimi casi come quello di Luca. E’ l’ora della sveglia, o sarà un gioco al massacro››.
Luca adesso è in cerca di un lavoro, pronto a svolgere qualsiasi tipo di impiego, rivolge un appello a chiunque possa aiutarlo ‹‹voglio costruirmi una vita tutta mia, voglio essere felice››.