Forse sono ancora in pochi a ricordare il tempo in cui a Catania esisteva una torre in pieno centro storico, proprio dietro Piazza Roma. Parliamo della Torre Alessi. Essa fu costruita intorno agli anni 80 dell’800, su progetto dello stesso architetto del Teatro Massimo Vincenzo Bellini, Carlo Sada, su commissione di un ricco proprietario terriero Salvatore Alessi, da cui prendeva il nome. Anche se la data di costruzione è incerta, un annuncio pubblicitario apparso nella Gazzetta di Catania, nel 1888, afferma che “Sin dal primo di maggio in Catania nel Giardino Alessi, contrada S.Nicolò al Borgo si permette l’ascensione sulla Torre delle persone provviste di biglietti personali di ingresso…”
Come testimonia l’annuncio, perciò, la Torre divenne sin da subito un’attrazione all’interno del Giardino Alessi, del medesimo proprietario. Infatti, la Torre, alta complessivamente circa 40-50 metri, era circondata tutt’intorno da una scala a spirale di 196 gradini adornata da ringhiere, che permettevano di salire fino cima. Da lì era possibile vedere e ammirare tutta la città e le campagne circostanti, dall’Etna fino al mare.
Tuttavia, dietro la Torre Alessi c’è molto altro: a raccontarne la storia è l’articolo “Come nacque la torre Alessi” di Saverio Fiducia, La Sicilia, del 19 gennaio 1965. All’epoca la torre era sfortunatamente già stata demolita. Infatti, la sua data di demolizione si fa risalire al 1963, nell’ambito di un più ampio processo di speculazione edilizia che cambierà, talvolta anche in modo drammatico, il volto urbanistico di Catania.
Sappiamo perché venne distrutta, ma non sappiamo perché e come nacque. Così all’indomani della sua demolizione, il giornalista Fiducia ha voluto lasciare una testimonianza della Torre Alessi, ricostruendone le vicende storiche. “Verso la fine del penultimo decennio dell’Ottocento, l’area compresa tra l’attuale via Antonino Longo (già degli Archi) il luogo occupato dal carcere e la nuova via Cesare Beccaria, era un ubertoso giardino, in massima parte piantato ad agrumi e di proprietà di un cav. Alessi…” Dalle prime parole dell’articolo si evince chiaramente e con precisione il luogo in cui sorgeva la torre. All’epoca, nel 1880, la zona tra il carcere di Piazza Lanza e via Cesare Beccaria non erano altro che un grande Giardino, per l’appunto il Giardino Alessi.
“L’Alessi, avendo bisogno per irrigare il giardino di una capacissima vasca, come dire di una gèbia, ne commise la costruzione al Sada. Ma per il rifornimento idrico della gèbia occorreva costruire anche una di quelle cosiddette guglie che regolavano l’afflusso dell’acqua.” A quel punto pare sia stato lo stesso architetto Sada a suggerire al suo committente la realizzazione dell’impianto torre-fontana che era la Torre Alessi. Infatti, la struttura architettonica della Torre progettata da Sada constava di quattro elementi distinti. Innanzitutto, vi era la vasca di 262 metri cubi, che aveva un’altezza di 17 metri e costituiva una importante riserva d’acqua per innaffiare all’occorrenza il giardino; al di sopra si innalzava con funzione di salotto un locale quadrato, di 3,40 metri di lato, pavimentato con lastroni di marmo e con tre finestroni ornamentali. Il terzo elemento era una piccionaia alta oltre 9 metri con 51 nicchie pavimentato con quadretti di argilla e con quattro finestre. Infine, sorgeva il terrazzo, con funzione di belvedere.
“La sparizione della torre – commenta il giornalista – in ultima analisi e ora che essa non è più che un ricordo, non può che rattristare i superstiti; coloro, cioè, che la videro nascere e inserirsi, come ho detto, nel paesaggio catanese, dandogli un tono di esotica eleganza”. Una persona ne avrebbe però sicuramente rimpianto la demolizione, questa è Vitaliano Brancati celebre scrittore siciliano, che si lasciò ispirare da questa struttura nella composizione del suo primo romando “Gli anni perduti”, composto tra il 1934-36.
Lo scrittore all’inizio del capitolo quarto della terza parte del romando descrive dettagliatamente la torre “La guglia verde, di stile moresco, era sostenuta da nove colonnette. Sotto la terrazza, l’architrave era dipinta in oro, e il fregio, ricamato da sfere oblunghe, brillava di verde mare. Il balcone del secondo piano era di forma triangolare, precisata in un perfetto triangolo dal contorno, il cui vertice era sormontato da un rosone; lo zoccolo era tondo, e per mensola aveva un gran fiocco di pietra che terminava in una nappa. Il primo piano e il terzo erano trapassati dal cielo d’oriente e da quello d’occidente, per via di due finestrelle a mezza luna che aperte nelle due opposte pareti e lasciate prive di imposte e di vetri combaciavano, come nella mente, le immagini dei due occhi. La scala avvolgeva la torre, con giri larghi e drappeggiati dal muro. Salendo si aveva l’impressione di mettere il piede sopra un cielo che stesse per spaccarsi come il ghiaccio che crocchia”.
Tuttavia, oggi, a distanza di oltre 55 anni, soltanto pochi catanesi ne hanno memoria e probabilmente sono ancora meno a piangerne la scomparsa. Di essa non resta altro che una via omonima(Via Torre Alessi), proprio lì dove era stata edificata la torre ormai dimenticata.
La Torre Alessi, come tanti altri monumenti, ville, strade, piazze, quartieri rappresenta una parte della “Catania scomparsa”, che è rimasta soltanto nel ricordo di chi l’ha vissuta e che fa parte di un passato, che anche se non temporalmente così distante, lo sviluppo tecnico-urbanistico fa sembrare distante anni luce. Un passato che abbiamo perso, di cui restano poche tracce: un articolo di giornale, una fotografia d’epoca. Un passato, che è simbolo di un patrimonio storico, architettonico, culturale che non abbiamo salvaguardato, ma che abbiamo sacrificato in nome della modernità.