Avete mai provato a soffermarvi sulla definizione di felicità? Sappiamo che si tratta di un parametro soggettivo: una situazione piacevole per qualcuno potrebbe non esserlo per qualcun altro (se riesco a soffiarti l’ultimo biscotto, non mi aspetto di vederti fare i salti di gioia).
Eppure il World Happiness Report stila annualmente una classifica delle nazioni più felici al mondo. Pensavate che il primato spettasse a qualche paese caraibico? Ricredetevi. Da anni a dominare le classifiche sono i paesi della fascia scandinava, con Danimarca e Norvegia che si sono contese il titolo per diverso tempo fino ad arrivare all’attuale detentore del titolo: la Finlandia.
Esistono talmente tante barzellette sull’allegria degli amici finnici da far sembrare l’intera situazione assolutamente paradossale, eppure la classifica non mente. La spiegazione non si trova nel numero di sorrisi al minuto rivolti dai passanti, ma dalla qualità della vita.
Col suo clima rigido e il lungo buio invernale sarebbe un pessimo candidato su carta, ma come spiega il professor John Helliwell, uno dei responsabili dello studio: “C’è una teoria che vede, storicamente, come le comunità che vivono nei climi sfavorevoli si sono ritrovate a essere più unite”. La sopravvivenza di un individuo, quindi, dipende da quella della comunità intera.
La Finlandia si trova già in cima alle classifiche da quasi un decennio per la qualità del suo modello scolastico, come Michael Moore nel suo Where to invade next ha mostrato su pellicola già nel 2015: le necessità degli studenti diventano una priorità, l’istruzione è gratuita e l’assenza di compiti per casa (argomento a lungo discusso anche da noi!) permette ai bambini e, successivamente, ai ragazzi di applicare ciò che hanno appreso alla vita di tutti i giorni e concentrarsi su altre attività. Con un PIL molto alto, un’ottima struttura sanitaria, un’aspettativa di vita di tutto rispetto – 78 anni per gli uomini e 84 per le donne – e la capacità di sapersi accontentare, non dovrebbe essere una sorpresa trovare ogni anno i paesi scandinavi nelle prime 10 posizioni.
A questo punto vi chiederete dove si trova l’Italia: al quarantasettesimo posto, tra Tailandia ed Ecuador, a circa una ventina di posti più in basso di paesi come Messico, Brasile e Cile. Per quanto riguarda i dati che il Belpaese ha raccolto su PIL pro capite e aspettativa di vita non sono preoccupanti quanto quelli dell’indice di percezione della corruzione.
Ma una nota positiva arriva alla fine del report, nella sezione dedicata all’accettazione degli immigrati, che non vede l’Italia nella lista nera dei paesi meno accoglienti. Non è molto, ma è un passo avanti.