Una ricerca guidata da Aaron Micallef dell’Università di Malta e dal suo team, ha dimostrato che circa 5 milioni di anni fa lo stretto di Gibilterra ha subito un restringimento tale da rendere il mar Mediterraneo un lago salato. Lo studio è stato condotto in collaborazione con Angelo Camerlenghi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale-OGS, Giovanni Barreca del Dipartimento di Scienze Biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, Daniel Garcia-Castellanos dello Ictja-Csic (Spagna), Marc-Andrè Gutscher dell’Università di Brest/CNRS (Francia), oltre ad un team della Geomar e dell’Università di Kiel (Germania).
La scoperta contribuisce così in maniera significativa alla risoluzione della più antica e longeva controversia scientifica nel campo delle scienze della Terra: l’origine della crisi di salinità del Mediterraneo ed il suo ritorno a condizioni marine normali. Basandosi sulla raccolta e l’interpretazione dei dati sismici che hanno fatto una sorta di ecografia del fondale marino delle coste siciliane e maltesi, sono stati portati alla luce dei sedimenti sepolti al largo di Siracusa, Avola e Noto che si pensa derivino dall’alluvione zancleana nella profondità del Mare Ionio.
Questa alluvione, che partì dallo Stretto di Gibilterra e si riversò nel Mediterraneo attraverso la scarpata di Malta, generando successivamente un canyon di circa 5 km di larghezza e 20 di lunghezza con una profondità di circa 700m preservato ancora oggi sott’acqua al largo delle città di Noto e Avola, riuscì a far calare il livello di salinità del Mar Mediterraneo, ridotto a lago salato perché non più collegato all’Oceano Atlantico. Tale fenomeno ha messo fine alla cosiddetta “Crisi di Salinità Messiniana” durante la quale il Mar Mediterraneo, a causa di un temporaneo restringimento dello stretto di Gibilterra (la sua naturale connessione con l’Oceano Atlantico) per cause tettoniche, si trasformò in un immenso lago salato
Questo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports del gruppo editoriale Nature col titolo ‘Evidence of the Zanclean megaflood in the eastern Mediterrean Basin‘.