A Palermo e Catania oltre il 30% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora. È quanto emerge da un dossier di Openpolis dedicato al rapporto tra giovani e periferie, che fotografa una situazione particolarmente critica nei due principali capoluoghi siciliani.
Nel dettaglio, a Palermo i Neet (Not in Education, Employment or Training) rappresentano il 32,4% della popolazione giovanile, mentre a Catania la percentuale sale al 35,4%, il dato più alto tra i grandi comuni italiani analizzati. Numeri che evidenziano una fragilità strutturale del territorio, dove il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro risulta spesso difficile o addirittura interrotto.
Secondo Openpolis, il problema non nasce improvvisamente dopo il diploma, ma affonda le radici già nei primi anni del percorso scolastico. I dati Invalsi 2022/2023 mostrano come, al termine della scuola secondaria di primo grado, una quota consistente di studenti presenti gravi carenze nelle competenze di base, in particolare in italiano.
A Palermo, quasi un quarto degli studenti (24,7%) si colloca al livello più basso di competenza in italiano, un livello più vicino a quello atteso alla fine della scuola primaria che non al termine delle medie. Percentuali simili si registrano anche in altre grandi città del Sud: Napoli con il 22,9% e Catania con il 22,1%.
A Palermo, il fenomeno dei Neet presenta anche forti differenze tra quartieri. L’area dove l’incidenza è più elevata è Palazzo Reale–Monte di Pietà , dove oltre la metà dei giovani (52,2%) non studia e non lavora. All’estremo opposto si colloca Malaspina–Palagonia, con una percentuale decisamente più contenuta, pari al 17,3%.













