Nel nostro Paese ci sono centinaia e centinaia di bambini e adolescenti italiani di fatto ma non di diritto! Questo quanto emerge dell’ultimo report di Save The Children “Chiamami col mio nome”. Si parla quindi di tutti quei bambini nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da piccolissimi e che hanno sempre vissuto qui, eppure, si trovano bloccati in un limbo di incertezze e discriminazioni a causa di una legge datata trent’anni.
Il dossier “Chiamami col mio nome”
Il Dossier di Save The Children, “Chiamami col mio nome,” cerca di analizzare la condizione di tutti i giovani con background migratorio, mettendo in luce le traiettorie sociali ed educative, sia di coloro che sono nati o cresciuti in Italia, sia di chi è arrivato più recentemente. Save The Children ha, quindi, condotto un’analisi quantitativa prendendo in considerazione dati e fonti istituzionali del Ministero dell’Istruzione e del Merito, INVALSI e ISTAT. L’obbiettivo è quello di analizzare i percorsi scolastici e le aspettative educative dei minori con background migratorio di prima e di seconda generazione, cercando di mettere in paragone le differenze con tutti gli altri studenti con cittadinanza italiana.
A questo si aggiunge un ulteriore approfondimento a cura di Think-tank Tortuga, che ha esaminato l’impatto dello status di cittadinanza sulle scelte scolastiche dei ragazzi con background migratorio. Lo studio ha stimato i ritorni economici per il paese derivanti dal riconoscimento della cittadinanza agli studenti di seconda generazione, evidenziando anche i costi per lo Stato associati a politiche ostili nei confronti di questi giovani. Nello studio sono state inserite anche diverse interviste a studentesse e studenti di seconda generazione che frequentano scuole secondarie di secondo grado a Brescia, Modena e Trento, con l’obiettivo di indagare le loro prospettive ed esperienze. A tutto questo si aggiungono le testimonianze, ricavate da un focus group, di insegnanti, operatori del sociale, educatori e attivisti riguardo alle sfide dell’inclusione.
Gli alunni con cittadinanza non italiana
Secondo gli ultimi dati disponibili, su otto milioni di alunni che frequentano la scuola in Italia, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, 914.860 non hanno la cittadinanza italiana, circa 3 bambini su 5. In sol un anno il numero è aumentato di 42.000 unità, passando dal 10,6% ad un 11,2%.
Analizzando i dati più nello specifico, si evince come la Regione con la presenza più alta di alunni senza cittadinanza italiana sia la Lombardia con 231.819 iscritti. In seconda posizione l’ ‘Emilia-Romagna con 111.811 studenti. Infine, in terza posizione il Veneto con 99.604 studenti. Di questi, gli alunni senza cittadinanza nell’anno scolastico 2022-2023 (ultimi dati disponibili) sono per il 65,4% nati nel nostro Paese. Nello specifico, per quanto concerne la scuola dell’infanzia, tale percentuale arriva ad un 81% per poi scendere nella scuola primaria a 69,1%. Mentre, nella scuola secondaria di primo grado gli alunni senza cittadinanza italiana nati in Italia sono il 63,7%. La percentuale scende al 50,6% nella secondaria di secondo grado.
Tassi di scolarizzazione più bassi
In particolare, per quanto riguarda l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia, solo il 6,3% dei bambini stranieri tra zero e due anni frequenta strutture educative, rispetto al 13,2% della popolazione residente in questa fascia d’età a livello nazionale. Per quanto riguarda la scolarizzazione nelle scuole primarie e secondarie, la percentuale è quasi del 100% sia per gli studenti italiani che per quelli non italiani. Tuttavia, nei primi tre anni della scuola secondaria di secondo grado, la scolarizzazione scende leggermente, attestandosi intorno al 92%. Il tasso di scolarizzazione scende ulteriormente al 74,8% per gli studenti senza cittadinanza negli ultimi due anni della scuola secondaria di secondo grado.
Il futuro universitario per studenti senza cittadinanza
Secondo i dati PISA, l’Italia è tra i Paesi in cui gli studenti con background migratorio mostrano aspettative significativamente più basse rispetto ai coetanei con cittadinanza. Tutto ciò si riflette nelle scelte di iscrizione e completamento dell’università.
In Italia, il divario nelle aspettative di accedere all’università tra gli studenti con background migratorio e quelli senza è significativamente più ampio rispetto alla media internazionale. A tal proposito, a livello globale, secondo i dati OCSE, la differenza tra questi due gruppi è piuttosto contenuta, con un gap di solo 2 punti percentuali. In Europa tale differenza aumenta leggermente , arrivando a 3 punti. Tuttavia, in Italia la situazione è molto più critica, si arriva addirittura a ben 12 punti di differenza. Questo posiziona il nostro paese tra quelli con le disparità più elevate!
Tra le ragioni vi sono principalmente le aspirazioni future: meno della metà degli studenti con background migratorio afferma di voler restare a vivere in Italia, mentre tra i coetanei italiani, senza background migratorio, la percentuale di chi desidera rimanere nel paese supera il 60%. Guardando ai dati reali, forniti dall’ISTAT su elaborazione dati Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), rispetto agli studenti residenti in Italia iscritti all’università solo il 3,9% degli iscritti (71.675) sono di origine straniera e senza cittadinanza italiana. Di questi, quasi la metà, 33.733 con cittadinanza di un altro Paese europeo, 17.675 di un Paese dell’Asia e Oceania, 11.638 dell’Africa, e 8.589 del continente americano.












