È online il nuovo report “Pendolaria 2025” e i dati emersi sono allarmanti, soprattutto per il Sud e in particolare per la città di Catania!
L’ultimo report Pendolaria evidenzia nuovamente come in Italia le reali necessità di mobilità della popolazione siano sistematicamente trascurate a favore di grandi opere infrastrutturali e di forte impatto. Tuttavia, le vere priorità del Paese dovrebbero essere altre: servono maggiori investimenti nel potenziamento del trasporto pubblico ferroviario. Proprio per questo si dovrebbe puntare sull’ ammodernamento del parco rotabile, il raddoppio e la messa in sicurezza delle linee esistenti, la realizzazione di passanti ferroviari, l’ottimizzazione delle tratte, la costruzione di nuove stazioni, l’elettrificazione delle linee e l’adeguamento delle infrastrutture secondo criteri di efficienza e sostenibilità ambientale.
Questi piccoli accorgimenti potrebbero migliorare la qualità della vita e dell’aria nelle aree urbane e metropolitane e contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici sanciti dall’accordo di Parigi.
Secondo i dati raccolti, il numero complessivo di treni regionali in servizio negli ultimi anni è salito a 2.790 unità, riportandosi così ai livelli del 2020, quando ne risultavano attivi 2.767. Altro dato positivo riguardo l’età media dei treni attualmente in servizio ad oggi pari a 14,8 anni, segnando un miglioramento rispetto ai 15,8 anni rivelati nel 2022. Da questi dati emerge come l’Italia pian piano abbia fatto dei processi in termini di ammodernamento delle reti ferroviarie.
Restano comunque evidenti disomogeneità territoriali e gestionali. In particolare, si rileva una netta differenza tra i treni operati da Trenitalia, oggetto di un più incisivo rinnovamento, e quelli ancora in uso presso alcune ferrovie ex-concesse, dove continuano a circolare convogli obsoleti, più frequentemente soggetti a guasti e malfunzionamenti. E in questo contesto il divario tra le regioni del nord e quelle del Sud cresce. Nel Mezzogiorno, infatti, l’età media dei treni raggiunge i 17,5 anni, contro i 9 anni delle regioni settentrionali. Nonostante nel Sud Italia si rilevi un lento ma costante miglioramento (nel 2020 l’età media era di 19,2 anni), il ritmo di rinnovo risulta ancora inferiore rispetto a quello del Nord.
Catania si classifica, nuovamente, come una delle città peggiori per linee ferroviarie d’Italia. Nonostante i relativi progressi registrati su alcune tratte ferroviarie in Sicilia, la linea Catania-Caltagirone-Gela continua a presentare numerose criticità e di conseguenza il malcontento dei pendolari non sembra arrestarsi. A questo si aggiunge la chiusura da oltre 13 anni della linea ferroviaria Caltagirone-Niscemi e Gela. Diventa surreale pensare che i siciliani dal 2011, anno del crollo del viadotto di Piano Carbone, abbaino dovuto attendere fino al 2022 per l’inizio dei lavori, e sembra ancora più assurdo dover attendere fino al 2026 per la conclusione degli stesso. Inoltre il progetto attualmente in corso prevede esclusivamente interventi di ammodernamento dell’infrastruttura, senza contemplare né l’elettrificazione né la realizzazione del doppio binario, né, infine, un aumento della velocità commerciale, che rimane limitata a 42 km/h nel tratto Catania–Caltagirone. Questa situazione si traduce in condizioni di servizio poco competitive rispetto ad altri mezzi di trasporto: il numero di corse giornaliere è estremamente ridotto, due da Caltagirone (alle ore 5:55 e 16:21) e due da Catania (alle ore 14:08 e 19:30), con un tempo medio di percorrenza pari a un’ora e cinquanta minuti, a fronte di collegamenti su gomma in grado di coprire lo stesso tragitto in tempi sensibilmente inferiori.
A tal proposito il report di “Pendolaria 2025” cita anche l’assurda vicenda della Ferrovia Circumetnea, ad oggi diventata l’emblema del clima di contraddizioni e di inefficienze che caratterizzano le infrastrutture del settore del trasporto pubblico. Secondo quanto riportato nel report, il 15 giugno 2024 è stato ufficialmente dismessa la tratta ferroviaria tra Catania e Paternò, con l’obiettivo di proseguire i lavori di riconversione in metropolitana urbana. Tuttavia, sebbene la trasformazione in metropolitana rappresenti, in linea teorica, un progresso tecnologico e funzionale, l’attuale qualità del servizio appare ampiamente al di sotto delle aspettative. La metropolitana in città continua ad offrire frequenze limitate: ben 10 minuti d’attesa durante le ore di punta e 15 minuti circa nel resto della giornata. A questo si aggiunge l’impiego di convogli più corti rispetto a quelli previsti: si parla di 40 m al fronte degli 80 m standard; in sostanza, quanto si poteva già fare con il “vecchio” trenino della Circumetnea. Inoltre, la tratta ancora operativa della Ferrovia Circumetnea, sebbene privata della sua sezione più frequentata, risulta oggi fortemente ridimensionata. E nonostante si tratti di un’infrastruttura recente realizzata, poco più di 10 anni fa, il servizio attualmente offerto è estremamente limitato. Si parla infatti di solo 5 coppie di treni giornalieri. La situazione diventa ancora più critica nel segmento che attraverso Randazzo, dove il traffico ferroviario è quasi inesistente, con appena tre coppie di treni al giorno.
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