
Una scena di violenza domestica è stata interrotta grazie al tempestivo intervento della Polizia e al coraggio di un ragazzino di 14 anni. Iera sera nel centro storico di Catania una volante della Questura ha incrociato un adolescente visibilmente scosso, in lacrime, che ha fermato l’auto spiegando che il padre stava picchiando la madre. Proprio in quel momento gli agenti si stavano recando presso l’abitazione del ragazzo, a seguito di una telefonata al 112. A dare l’allarme era stata la sorella maggiore, una ragazza di 18 anni, che aveva segnalato l’aggressione in corso in preda al panico.
All’interno dell’appartamento, gli agenti hanno sorpreso un uomo di 62 anni, di origine tunisina, mentre aggrediva la moglie sotto gli occhi della figlia diciottenne che, urlando, lo implorava di fermarsi. La violenza era esplosa al rientro dell’uomo, visibilmente ubriaco, che avrebbe prima colpito con schiaffi e pugni la figlia per poi scagliarsi contro la moglie, intervenuta in sua difesa. I poliziotti hanno immobilizzato l’aggressore e prestato soccorso alle due donne. Il secondo agente, invece, ha calmato il 14enne, che ancora tremava per lo shock. Durante l’identificazione, l’uomo ha cominciato a parlare in arabo con toni minacciosi, cercando di intimorire i familiari per impedirgli di collaborare con le forze dell’ordine. Ha persino rivolto insulti e minacce agli agenti e si è rifiutato di fornire i documenti.
Nonostante il clima di terrore, la moglie e i figli dell’uomo hanno trovato la forza di raccontare agli agenti anni di violenze, per lo più legate all’abuso di alcol. Per via delle lesioni e dei segni evidenti di maltrattamenti, madre e figlia sono state subito accompagnate in ospedale per gli accertamenti clinici. L’uomo, invece, è stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale, e denunciato anche per il rifiuto di fornire le proprie generalità. Su disposizione del Pubblico Ministero di turno, è stato condotto in carcere, dove attenderà il giudizio di convalida davanti al giudice per le indagini preliminari (Gip). Il caso riporta ancora una volta l’attenzione sull’urgenza di proteggere le vittime di violenza domestica e sull’importanza di rompere il silenzio, come ha avuto il coraggio di fare questo giovane ragazzo.
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