Inclusione, empatia, accoglienza. Sono solo 3 parole chiave di una neonata aula studio a Catania, dal nome “Vuoto Bianco“, sita in via Vicenza 2/c. In una città dove, forse, c’è carenza di luoghi simili, se non quelli gestiti dall’università, il progetto di 2 ragazzi, Gabriele Terranova e Damiano Miraglia Raineri, vuole puntare a essere pioniere in spazi come questo. LiveUnict ha fatto visita all’aula studio per porre alcune domande sull’interessante iniziativa.
Perché “Vuoto Bianco”
Con 20 postazioni di studio e una connessione WiFi veloce, “Vuoto Bianco” è uno spazio ideale per studenti universitari e non. Ma le attività sono variegate. Non ci si limita solo all’attività di studio ma “Vuoto Bianco” vuole essere un luogo in cui si possono presentare tanti progetti culturali per vivere la città di Catania a 360 gradi. “Vuoto Bianco perché è un posto che si può colorare di volta in volta in maniera differente. Vogliamo fare la nostra parte di cittadinanza attiva”, queste le parole di Damiano che ha spiegato il perché del nome. Il posto punta anche ad essere un punto di riferimento del territorio della città nell’ambito culturale. Gabriele Terranova ha, infatti, illustrato che tra gli obiettivi principali c’è quello di sviluppare “una mappatura per quanto riguarda le iniziative cultuali, ad esempio per quanto riguarda i teatri presenti in città e altro ancora”.
Inclusività
Spazio inclusivo. Se si dovesse descrivere l’aula studio di Damiano e Gabriele in un aggettivo, sarebbe proprio inclusivo. Sarà questo il punto di forza, con la volontà di fare rete con altre associazioni attive nel territorio. “Vogliamo mettere in contatto delle persone in un ambiente protetto — affermano Gabriele e Damiano —, in cui non ci si sente minacciati per il proprio essere diverso per tutti i motivi del mondo”. “Vuoto Bianco” si sta avviando, inoltre, a diventare APS (Associazione di Promozione Sociale).
Lasciare un’ impronta sul territorio
Alla domanda su com’è nata l’idea di “Vuoto Bianco”, Damiano e Gabriele hanno sottolineato come nel territorio siano pochi gli spazi di questo tipo e che, se ci sono, non sono molto conosciuti. L’ aula studio nasce da una collaborazione nata in maniera abbastanza naturale con la casa editrice “Villaggio Maori”, con cui vengono condivisi gli spazi. “Abbiamo avuto questa idea e l’abbiamo sviluppata grazie anche alla complicità della casa editrice — ha detto Damiano —. Sentiamo il bisogno di contribuire e lasciare un’ impronta sul territorio della città e anche nella provincia”.
Incontrarsi di persona
In un mondo dove le attività da remoto, lavorative e non, stanno prendendo il sopravvento, specie dopo la pandemia da COVID 19, a “Vuoto Bianco” si sente il desiderio di interagire in presenza. “Riconoscersi di nuovo, costruire una comunità e stringere dei rapporti sociali”. Gabriele e Damiano hanno descritto così un altro punto essenziale del loro spazio, ridando alla parola “comunità” il valore che merita e che, forse, in questi anni ha in parte smarrito.
Una “piccola biblioteca”
Una sede condivisa con una casa editrice non poteva che avere uno spazio dedicato ai libri. Damiano e Gabriele hanno, infatti, allestito una piccola libreria, con il principio di cercare cose nuove, nonché uno tra i tanti obiettivi di “Vuoto Bianco”, un posto in cui arricchirsi culturalmente e sentirsi liberi di presentare le proprie idee e i propri progetti.