Settimana corta: approderà domani, 23 ottobre, in commissione Lavoro alla Camera, la proposta di legge elaborata dal centro sinistra per introdurre in Italia la settimana lavorativa corta. Il ddl, depositato ad inizio ottobre, nasce dall’unione di tre proposte differenti dei vari partiti di opposizione, che sono però riusciti a convergerle in un unico testo. Questo emendamento potrebbe rappresentare una rivoluzione per tantissimi lavoratori, ma vi è il timore che la maggioranza possa affossare il provvedimento. Difatti vi sono già una ventina di testi depositati dal governo che vogliono sopprimere parzialmente o del tutto il ddl, ma le opposizioni promettono battaglia.
Si intende una riduzione dell’orario lavorativo a parità di stipendio. Portogallo, Spagna, Germania, Finlandia e Belgio hanno già tentato di intraprendere questa via ed in Italia, il maggior esempio di questa sperimentazione è Luxottica, che ha avuto risultati promettenti.
La proposta sottoscritta da Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra vuole promuovere i contratti collettivi che riducano l’orario di lavoro da 40 a 32 ore a settimana, incentivando le aziende tramite sconti sui contributi. Si prevede una fase di sperimentazione di 3 anni, alla quale segue che la riduzione dell’orario non sia più facoltativo, ma bensì obbligatorio tramite decreto del presidente del Consiglio. Vi è inoltre la possibilità che siano gli stessi dipendenti, tramite referendum interno all’azienda, a promuovere la riduzione.
La maggioranza ha presentato emendamenti oppressivi e le opposizioni, di conseguenza, chiedono che vi sia una discussione riguardo la proposta, nel rispetto della dialettica parlamentare. “Abbiamo chiesto che ci sia la possibilità di discutere con emendamenti di merito”, ha spiegato negli scorsi giorni Valentina Barzotti del M5S. “Stigmatizzo un atteggiamento non accettabile della maggioranza, che con un emendamento soppressivo punta a affossare la proposta, chiederemo il ritiro dell’emendamento e un confronto nella dialettica parlamentare”. Il centro sinistra accusa la maggioranza di ripetere la “tattica” adottata già per il ddl sul salario minimo, ovvero di svuotare il contenuto del testo rispondendo con un disegno di legge delega per la riforma del lavoro, depositato al Senato e fermo lì da mesi. “Ogni volta che devono affrontare un tema che incide sull’opinione pubblica fanno questa scelta, ma noi daremo battaglia”, promette Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro. “La destra si sieda e si confronti. Al momento non ci è dato sapere quale sia l’opinione delle maggioranza in merito. Non è accettabile”, conclude.
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