Padre e figlio avrebbero picchiato la vittima, un loro congiunto, utilizzando la stampella sottratta allo stesso, fino quasi ad ucciderlo. Lo avrebbero fatto per una precedente discussione avuta con il parente, il quale li aveva rimproverati per il rumore da loro procurato, causato da un colpo di carabina ad aria compressa che il figlio aveva sparato al padre a seguito di una lite. Al momento dell’intervento della vittima, i due lo avrebbero colpito con calci, pugni e colpi della sua stessa stampella, lasciandolo a terra esanime.
Le indagini sono iniziate dopo una chiamata alla Sala Operativa della Questura etnea da parte del personale sanitario del Pronto Soccorso dell’ospedale “San Marco”, nella quale si riferiva di una persona arrivata in loco con “ferite lacero contuse (…) al volto, agli arti inferiori e superiori nonché con diverse tumefazioni, ecchimosi ed edemi in più parti del viso e del torace”. La vittima, accompagnata al Pronto Soccorso, non avrebbe fornito indicazioni utili per identificare, parlando genericamente di un gruppo di giovani che lo avrebbe aggredito sul marciapiede dinanzi casa per ragioni non chiare.
I poliziotti, non convinti della testimonianza lacunosa della vittima, dopo aver ascoltato altri testimoni e familiari e dopo un accurato sopralluogo sul luogo dell’aggressione, avevano capito che il pestaggio era avvenuto in un contesto familiare. Secondo la ricostruzione degli inquirenti tutto era nato da una lite tra padre e figlio, finita con un colpo di carabina ad aria compressa sparato dal figlio al padre, già agli arresti domiciliari per altro processo, colpendolo di striscio in fronte. La vittima era intervenuta lamentandosi del rumore che lo avrebbe spaventato e i due avrebbero risposto aggredendolo mediante pugni, calci e colpi di stampella, colpendolo alla testa, al volto e al torace e lasciandolo a terra esanime.
I fatti, risalenti al 2 giugno, sono accaduti nel quartiere di San Giorgio, proprio dinanzi l’abitazione della vittima e degli odierni arrestati. Le indagini, durate diversi mesi, hanno permesso di dimostrare come padre e figlio siano stati gli autori dell’aggressione.
Su richiesta del Pubblico Ministero, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto nei confronti degli indagati, Gioacchino e Giovan Battista Spampinato rispettivamente di 58 e 36 anni, indagati per tentato omicidio aggravato, la misura della custodia cautelare in carcere. Ora padre e figlio si trovano all’interno della Casa Circondariale di Piazza Lanza a Catania.
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