Il Presidente della Camera Penale di Catania “Serafino Fama”, Francesco Antille, si mostra sconsolato in una nota in cui ammette che la riforma del sistema cautelare ha fallito nel suo intento. Secondo lui le carcerazioni sarebbero troppe e la maggior parte dei detenuti in attesa di giudizio dovrebbe restare ai domiciliari. “Inoltre, si è investito poco nell’edilizia carceraria e i tribunali di sorveglianza, purtroppo, non rispondono alle vere esigenze della domanda di giustizia in esecuzione“, sostiene il presidente.
“Lo Stato – aggiunge – deve mostrare i suoi muscoli, perché le strutture penitenziarie annoverano condizioni di vivibilità assurde e da quarto mondo, senza dimenticare un cronico sotto-organico delle forze di sorveglianza. Se non si vede la luce oltre il tunnel – conclude Antille – si rischiano altri morti. Ormai è un appuntamento settimanale con i suicidi in cella. Molti si sono indignati per le catene della Salis in Ungheria. Ma non esiste solo la Salis e dovremmo guardare un po’ a casa nostra“.
Anche Vittorio Basile, vice presidente della Camera Penale, ha proposto la sua riflessione sulle cause del fenomeno: “Le cause sono tante ed è difficile individuarne una che prevalga sulle altre: le strutture sono fatiscenti e sovrappopolate“. La gestione sanitaria, poi, è sostanzialmente del tutto assente per coloro che hanno problemi di natura psichica, per i quali l’unica soluzione rimane quella della prescrizione di psico-farmaci con conseguente aumento dello sviluppo delle dipendenze.
Un problema per cui non può più essere rimandata la ricerca di una soluzione, tanto da prospettare la possibile apertura di una Commissione d’inchiesta che possa individuare i motivi e porre le soluzioni ad un fenomeno tanto preoccupante quanto in continua diffusione.
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