È un grido d’allarme quello lanciato dalla Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA) della Sicilia orientale, un grido rivolto al Governo perché prenda provvedimenti adeguati per la tragica realtà di fatto che affligge gli agricoltori siciliani.
La realtà di fatto è l’estrema siccità che conferma sin da questi prime settimane di primavera la perdita irreversibile delle produzioni agricole. Le criticità sono maggiori dell’anno scorso e non si spera in nessuna inversione di tendenza.
È stata già decisa dalla Giunta Regionale la richiesta dello Stato di emergenza Nazionale, ma non ancora approvata dal consiglio dei Ministri. La CIA ricorda a proposito la necessità di garantire un approvvigionamento idrico e potabile ai cittadini e alle aziende agricole e zootecniche della Sicilia, ma anche di interventi mirati al sostenere economicamente tramite finanziamenti proprio le aziende che così potranno compensare la perdita della produzione (riduzione dei ruoli consortili ordinari ed irrigui e altri oneri fiscali, sospensione dei mutui).
Costi di produzioni altissimi e perdite future sono le certezze degli agricoltori, l’assottigliamento del loro reddito una diretta conseguenza. La Sicilia, prima produttrice di grano sin dai tempi della Repubblica romana, si appresta a diventare un’infertile terra desertica.
Nelle stesse ore in cui il governo regionale ha deciso la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale prima detta, Franco Miccichè, sindaco di Agrigento, ha annunciato un’altra sconcertate decisione: al persistere della crisi idrica si dice pronto a restituire il titolo di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025.
Una presa di posizione netta, presa all’assemblea dei sindaci dell’Azienda idrica dei Comuni agrigentini (AICA), convocata d’urgenza per ricercare possibili soluzioni all’emergenza quanto mai reale.