Peggiori linee ferroviarie d’Italia, una è siciliana: il report Pendolaria 2023

Secondo il report Pendolaria 2023, tra le peggiori linee ferroviarie troviamo la Catania-Caltagirone-Gela, ma i problemi per l'Isola e per il Sud Italia sono numerosi: ecco i dati.

Anche quest’anno Legambiente ha presentato il report Pendolaria 2023 e con questa indagine si vuole analizzare la condizione del sistema ferroviario in Italia, facendo riferimento all’anno passato ovvero il 2022. Tra le peggiori linee ferroviarie troviamo la Catania-Caltagirone-Gela, la questione non riguarda solo l’Isola, ma tutto il sud in generale si mostra molto indietro nella struttura del sistema ferroviario rispetto al nord Italia.

Andiamo a vedere ed analizzare nello specifico la situazione in Sicilia e nel mezzogiorno, cercando di individuare i vari problemi strutturali ed economici del Sud Italia in questa questione.

Sistema ferroviario: persistono le differenze tra nord e sud

Purtroppo che il Sud-Italia non goda del miglior sistema ferroviario è una cosa ben nota, sono numerose infatti le costruzioni non costruite nella giusta maniera, oppure i progetti rimasti solo sulla carta e mai realmente compiuti.

Tuttavia, la differenza non sta solo nelle strutture bensì nei gestori. Infatti è necessario analizzare con particolare attenzione un dato: ovvero il numero di corse offerte ogni giorno. In Sicilia, al giorno avvengono 506 corse dei treni, mentre in Lombardia 2.173, la differenza del numero di corse è dunque abissale ma la differenza di popolazione non è tantissima, infatti la popolazione lombarda conta circa 10 milioni di abitanti, mentre la popolazione siciliana 5 milioni, la Lombardia ha inoltre espansione minore rispetto all’Isola.

In Italia il numero dei treni regionali messi a disposizione è aumentato. Infatti nel 2021 i treni in circolazione sono 2.788 mentre nel 2020 erano 2.666, questo miglioramento è avvenuto anche grazie al miglioramento delle flotte ferroviarie, quest’elemento, aumenta il numero dei treni messi a disposizione.

In Sicilia ad esempio l’età media della flotta è del 14,6%, il numero di treni messi a disposizione sono 122, ma i treni che hanno più di 15 anni sono il 47,8%, questa percentuale è leggermente più alta rispetto alla media nazionale che è del 43,1%.

Tra le dieci peggiori linee italiane è presente una tratta siciliana

Dopo il periodo della pandemia torna la classifica delle peggiori linee ferroviarie: sia dal punto di vista dell’inquinamento e della congestione della città, molti di questi percorsi negli anni non hanno visto molti cambiamenti, costringendo i viaggiatori a non utilizzare il servizio ferroviario per via dei numerosi disservizi di questi treni.

Questa situazione purtroppo tocca in maniera particolare l’Isola, con la tratta Catania-Caltagirone-Gela che si trova tra le 10 peggiori linee ferroviarie. In generale sull’Isola la questione trasporti è molto delicata tra: ritardi, treni sospesi e aumenti tariffari. Infatti, va sottolineato come a dicembre 2022 è avvenuto un incremento dei prezzi dei biglietti pari al 10%.

Il Comitato Pendolari Siciliani negli anni ha lanciato varie iniziative di monitoraggio sule varie tratte regionali, ma ci sono dei dati che lasciano scalpore: la Catania-Caltagirone nei primi sei mesi del 2022 ha subito oltre il 26% di ritardi o soppressioni, inoltre la tratta Caltagirone-Gela è interrotta dal 2011 per via del crollo di un ponte nei pressi di Piano Carbone, i lavori di ripristino sono iniziati solo nel 2022 e dovrebbero concludersi entro il 2026.

Cosa serve per cambiare la situazione nel mezzogiorno?

Tra opere incompiute e progetti mai iniziati, il mezzogiorno vive numerosi problemi: i viaggi durano parecchie ore, i ritardi sono all’ordine del giorno, inoltre mancano dei collegamenti essenziali, ad esempio: non è presente una tratta tra Napoli e Bari o tra Cosenza e Crotone. Altro esempio è il percorso Ragusa-Palermo che prevede appena 3 collegamenti al giorno e impiega quasi 4 ore e 30 minuti per raggiungere destinazione. Per non parlare della tratta Palermo-Trapani chiusa dal 2013 per alcuni smottamenti del terreno.

Vivono una situazione di particolare disagio tutti i pendolari che devono passare dallo Stretto di Messina, in questo caso è innegabile che non è presente un progetto solido pronto per rendere più semplici gli spostamenti tra: Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Tremestieri. Si tratta di tratte brevi ma con un’alta frequenza di persone dunque potrebbe essere utile sperimentare collegamenti con traghetti ad emissione zero.

Inoltre per aiutare i pendolari sarebbe opportuno coordinare i servizi in modo da semplificare gli spostamenti e i vari scambi tra traghetti, pullman e treni locali e regionali. L’assenza delle coincidenze o dei collegamenti portano a numerosi ritardi, come ad esempio in Sicilia sulle direttrici principali Messina-Palermo e Messina-Catania, bisognerebbe dunque riorganizzare il tempo dei traghetti in modo da avere tempi d’attesa meno lunghi.

Catania e non solo: ecco i progetti per la Sicilia

L’Isola negli anni ha avuto diversi problemi sul sistema dei trasporti ferroviari, ma tuttavia negli anni si sono consolidate delle realtà piuttosto importanti, tra questa vi è la metropolitana di Catania: la rete si estende da Nesima a Stesicoro per circa 8,8 km e raccoglie 11 stazioni, nel periodo pre-covid la metropolitana è stata utilizzata da circa 7 milioni di persone. Inoltre è stato inserito nell’ultimo periodo il servizio: “Metro-Shuttle”, ovvero il servizio notturno che effettua lo stesso percorso della metropolitana ma con l’ausilio degli autobus anziché dei treni.

Il sistema nel suo complesso può e deve essere ancora migliorato infatti è in fase avanzata la costruzione della tratta Nesima-Monte Po che si estenderà per 1,7 km e comprenderà due nuove stazioni: Fontana e Monte Po che dovrebbero diventare attive entro il 2023. L’idea inoltre sarebbe quella di creare un collegamento Stesicoro-Aeroporto e di costruire delle nuove stazioni entro il 2025.

Ad ottobre 2021 invece sono iniziati i primi lavori per la costruzione della metropolitana di superfice per la città di Ragusa, con questo progetto si vorrebbero costruire quattro fermate: Viale Colajanni, Ragusa Ibla, Stazione Centrale e Cisternazzi. Il valore dell’opera è di circa 48 milioni di euro, 30 di questi vengono dalla regione e 18 dal governo nazionale, il termine dei lavori è previsto per il 2023, la struttura dovrebbe ricoprire 10 chilometri.

Il progetto infine prevede il ripristino dei percorsi urbani che permetteranno alla ferrovia urbana di integrarsi col centro storico della città e con la stazione centrale di Ragusa e anche col polo ospedaliero nei presi della fermata Cisternazzi, rimane un’ipotesi invece un servizio in cadenza bi-oraria di collegamento tra la stazione di Donnafugata e Ragusa e Modica.

Paolo Salemi

Nato a Catania nel 2001, diplomato all'Istituto Tecnico Industriale Archimede. Studio scienze e lingue per la comunicazione, il mio più grande sogno è diventare giornalista, sono appassionato di sport e di scrittura. Faccio parte della redazione da maggio 2021, curo la rubrica ambiente e legalità.

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