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Raggiravano il Codice antimafia, 13 arresti: tra loro un avvocato catanese

Sono oltre cento i militari che alle prime luci di questa mattina hanno arrestato tredici persone, tra cui un un avvocato del Foro di Catania, per truffa, falso e altri reati.

È di tredici arresti (e sequestro di beni per 3 milioni di euro) il bilancio condotto dalla Guardia di Finanza di Enna per un’inchiesta riguardante interposizione fittizia, truffa, falso, reimpiego di capitali illeciti e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tra i soggetti posti in manette anche un avvocato del Foro di Catania.

L’operazione e l’arresto

Durante le prime luci della giornata, più di cento militari della Guardia di Finanza ennese hanno eseguito tredici ordinanze di custodia cautelari emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Caltanissetta Graziella Luparello, nell’ambito dell’operazione “Carta bianca” nel territorio di Centuripe, Regalbuto, Troina, Adrano, Catania e Randazzo.

Oltre all’arresto dei soggetti coinvolti, sono state anche sequestrate ingenti somme di denaro, società e aziende. Tra i reati contestati vengono riscontrati truffa, reimpiego di capitali illeciti, interposizione fittizia e falso. Inoltre, tra gli indagati e arrestati vi è anche un avvocato del Foro di Catania e l’ex direttore dell’Azienda Speciale Silvio Pastorale del Comune di Troina, mentre altri sei sono stati sottoposti dagli agenti agli arresti domiciliari.

La truffa escogitata

Secondo le indagini, i soggetti coinvolti sarebbero riusciti ad assicurarsi indebitamente l’accesso agli aiuti comunitari come primo passo, per poi, tramite operazioni di ripulitura del denaro di provenienza delittuosa (come per esempio l’emissione di fatture per operazioni inesistenti), rientrare magicamente nella disponibilità delle stesse ricchezze. Il tutto, secondo i militari, è avvenuto grazie alla presunta complicità dell’ex direttore dell’azienda Silvio Pastorale.

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Questo, infatti, avrebbe giocato un ruolo fondamentale, in quanto solo così gli arrestati potevano ottenere l’accaparramento incondizionato di pascoli demaniali per un totale di oltre 1.181 ettari, al fine dell’illecita percezione di erogazioni pubbliche. Un’operazione che andava oltre il rispetto delle procedure “ad evidenza pubblica” e quindi aggirando in maniera fraudolenta le regole previste dal “Codice antimafia”.

Regole che prevedevano una soglia di circa 150 mila euro oltre la quale risultava obbligatorio per la pubblica amministrazione richiedere l’informativa antimafia che, in questo contesto, avrebbe inibito l’accesso alle assegnazioni dei pascoli ad alcuni degli indagati. Ed è stato proprio grazie alle nuove linee guida del Codice che è intervenuta la rescissione dei contratti in precedenza stipulati con l’Asp di Troina, con la conseguente perdita delle contribuzioni di origine pubblica.