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Ius Scholae: cos’è la proposta di legge giunta alla Camera della quale si è molto discusso nelle ultime settimane? Si tratta di un argomento abbastanza ricorrente negli ultimi anni, non solo in Italia, in conseguenza all’avvento di cambiamenti politico-sociali nel mondo intero. In particolar modo, si fa riferimento alle ampie possibilità di movimento e ai fenomeni migratori che si sono fatti sempre più intensi con il trascorrere del tempo. Infatti, da tempo è abbastanza comune pensare di stabilirsi più o meno a lungo termine in un nuovo Paese, sia per scelta, per necessità o in cerca di fortuna, complici anche i collegamenti migliori rispetto al passato.
Tuttavia, nei casi in cui il trasferimento diventa permanente e prevede anche la presenza di minori, questa situazione comporta dei necessari aggiustamenti alle normative di un Paese, che mutano a seconda delle esigenze della popolazione. Per cui, si verificano casi di giovani figli di stranieri che si trovano a vivere in una nazione differente dalla loro Patria d’origine ma che per loro significa “casa”, pur non potendo legalmente affermare di appartenere al Paese dove sono cresciuti, andati a scuola, festeggiato i loro successi. E il nodo della questione Ius Scholae si trova esattamente in questo: nel diritto alla cittadinanza.
Ius Scholae: cos’è
Lo Ius Scholae è una proposta di legge che è stata avanzata alla Camera dei Deputati per poter risolvere la questione della “cittadinanza mancata” di tanti stranieri residenti in Italia dall’infanzia che tuttavia non sono legalmente intesi come cittadini italiani. Infatti, se lo Ius Scholae fosse approvato, la cittadinanza italiana potrebbe essere acquisita da diverse persone che la aspettano da tempo. In particolare, sarebbe necessario possedere i seguenti requisiti:
- essere nati in Italia o esservi trasferiti entro il compimento del dodicesimo anno di età;
- aver risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia;
- aver frequentato regolarmente per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.
In questo modo, i minori residenti legalmente in Italia che abbiano frequentato per almeno cinque anni la scuola sul territorio nazionale potrebbero fare richiesta della cittadinanza italiana, qualora fosse loro desiderio. Infatti, in alcuni casi si preferisce non acquisire la cittadinanza di un nuovo Paese, per scelta personale o perché il proprio Stato di origine non ammette la possibilità della doppia cittadinanza, e acquisirne una nuova significherebbe perdere quella d’origine.
Al 2020/2021, secondo i dati pubblicati in un report riguardo gli studenti senza cittadinanza in Italia da parte del MIUR, erano 865.388 i minori stranieri che studiano in Italia senza essere cittadini italiani. Di questi, 26.593 si troverebbero iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado presenti in Sicilia. E lo Ius Scholae potrebbe riguardare una gran fetta di questi piccoli studenti.
Ius Scholae: differenza con Ius Soli e Ius Sanguinis
Ius Soli: cos’è e qual è la situazione in Italia
Tuttavia, come anticipato, la questione del riconoscimento della cittadinanza non è stata affrontata per la prima volta in Italia con lo Ius Scholae. Infatti, già tempo fa l’agenda politica aveva portato la questione alla luce attraverso la proposta dello Ius Soli. Come lo Ius Scholae, anche lo Ius Soli prevede la possibilità dell’acquisto della cittadinanza di un Paese ma si distingue dal caso illustrato precedentemente per i requisiti necessari. Infatti, secondo lo Ius Soli, la cittadinanza viene concessa se la nascita di una persona è avvenuta nel Paese in cui questa norma è attiva. Per esempio, chi nasce in quasi tutti gli Stati del continente americano, come Stati Uniti e Canada, acquisisce la cittadinanza automatica, indipendentemente da quella dei genitori.
Per quanto riguarda l’Italia, lo Ius Soli è previsto ma in maniera differente. Infatti, se esistono casi in cui esso venga applicato in maniera illimitata dalla nascita, in Italia la cittadinanza per Ius Soli può essere concessa agli stranieri nati nel territorio nazionale solo dopo il compimento dei 18 anni, con residenza in Italia e con una richiesta ufficiale presentata entro un anno dal compimento della maggiore età.
Ius Sanguinis: cos’è e qual è la situazione in Italia
Totalmente diverso è il caso dello Ius Sanguinis: come comprensibile dal nome stesso, questa norma prevede l’acquisizione della cittadinanza per legami “di sangue”. In parole povere, si tratta del caso in cui il neonato acquisisce automaticamente la cittadinanza dei genitori, indipendentemente dal luogo di nascita. Questo metodo è proprio quello applicato dall’Italia, da buona parte dei paesi Europei, asiatici ed Africani.
Inoltre, è importante specificare come lo Ius Soli e lo Ius Sanguinis non si ostacolino tra di loro. Infatti, è sempre prevista una scelta da parte dell’interessato, o di chi ne è responsabile, nel caso si tratti di minori. Per cui, la nascita in un Paese dove vige lo Ius Soli non esclude la possibilità di mettere in pratica lo Ius Sanguinis e trasmettere al neonato la cittadinanza dei genitori.
Diritto alla cittadinanza
Come specificato in apertura, argomenti come lo Ius Scholae, lo Ius Soli e lo Ius Sanguinis rientrano tutte nella questione del diritto alla cittadinanza. Quest’ultimo è un diritto umano riconosciuto nella stessa Dichiarazione Universale dei Diritti Umani attraverso l’articolo 15, come riportato di seguito:
- Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
- Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
La presenza di un articolo dedicato esclusivamente al diritto alla cittadinanza in un documento così importante come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani aiuta a comprendere il valore della questione. Infatti, l’appartenenza legale alla popolazione di uno Stato serve da definizione e da garanzia per la singola persona. Basti pensare che la cittadinanza italiana, e quindi la possibilità di avere un passaporto italiano, può permettere di spostarsi liberamente in molti paesi europei e non.
Diritto alla cittadinanza: perché è importante
Le norme come lo Ius Scholae, Soli o Sanguinis non sono altro che le differenti regolamentazioni dell’attribuzione della cittadinanza applicate nei diversi Stati. Tuttavia, esse portano con se significati più importanti, soprattutto per chi è interessato in prima persona dall’eventuale riforma della cittadinanza. Per esempio, l’introduzione dello Ius Scholae permetterebbe ai cittadini stranieri in possesso dei requisiti di diventare parte del popolo italiano a tutti gli effetti. Infatti, per molti la questione della “mancata cittadinanza” ha reso non pochi problemi: dalle limitazioni relative agli spostamenti e al voto durante le elezioni per i cittadini extra-comunitari, alla mancata possibilità di partecipare a concorsi pubblici.
Chiaramente, si tratta di un problema evidente per molti giovani che, pur avendo genitori e origini straniere, hanno vissuto la maggior parte della loro vita in Italia, dove hanno studiato, conosciuto amici e dove vorrebbero anche lavorare e continuare la propria vita, potendo partecipare attivamente alla vita del Paese. Si tratta degli italiani “di seconda generazione”, discendenti da famiglie immigrate e vissuti in Italia, ma costretti a lottare più di altre categorie per ottenere la cittadinanza. Basti pensare che si può diventare cittadini italiani anche per matrimonio sposando un/a cittadino/a italiano/a o ancora avendo un antenato italiano: tuttavia, in entrambi i casi non è necessario essere nati in Italia o parlare italiano.
A fronte di ciò, la possibilità di una riforma della cittadinanza in Italia ha certamente fatto sperare molte persone interessate dal caso. Tuttavia, la recente crisi di governo ha posto un blocco sugli sviluppi della questione, la cui decisione a riguardo è stata necessariamente rimandata fino alla risoluzione della situazione politica italiana, ma solo se sarà ritenuta abbastanza “importante” dalla prossima legislatura.