In occasione del 30esimo anniversario dalla strage di Capaci, giorno 23 marzo, a Catania si è svolta una manifestazione per ricordare le vittime, in particolare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Le iniziative per onorare i magistrati uccisi dalla mafia sono state molte, a partire dal corteo degli scout con striscioni contro la mafia, alle canzoni scritte dai ragazzi di Bicocca, ai canti di pace interpretati da due cori siciliani. Inoltre, durante l’evento sono stati premiati i progetti di alcune scuole, che avevano come scopo quello di sensibilizzare i ragazzi al tema “mafia”. Ci sono riusciti? Ne parlano ai microfoni di LiveUnict alcuni ragazzi del Liceo artistico Emilio Greco di Catania e le loro professoresse.
Mafia e scuola: l’intervista ai ragazzi dell’Emilio Greco
Il luogo scelto per l’evento è stato il Palazzo di Giustizia, dove alcuni ragazzi frequentanti il primo anno del Liceo artistico Emilio Greco, con il prezioso aiuto delle loro professoresse Sara Maricchiolo e Veronica Zappalà, hanno dipinto la scala antistante il Tribunale riproducendo l’immagine di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sorridenti, uno accanto all’altro, che si scambiano qualche parola.
“La storia di Falcone e Borsellino la conoscevamo perché a scuola ne avevamo già parlato – dice Eva, una delle ragazze che hanno realizzato l’opera – ma grazie a questo progetto ho avuto modo di approfondire le mie conoscenze sull’argomento ed è anche stata una bella esperienza. Attraverso il lavoro realizzato da noi, inoltre, anche i nostri concittadini potranno ricordare quanto accaduto 30 anni fa“.
“Partecipare a questo progetto non è stata una nostra scelta – racconta invece Giorgia -, ma siamo stati scelti dai nostri insegnanti in base al nostro rendimento scolastico e non solo. Sono contenta, però, di aver fatto questa esperienza”.
I ragazzi condividono, fieri del loro lavoro, quanto vissuto in questi giorni: “È il frutto del lavoro di un mese o poco più“, afferma Asia. Sicuramente, infatti, si impara molto di più “mettendo le mani in pasta” piuttosto che limitarsi a sentire i racconti dei professori, e anche il solo dipingere e raffigurare le espressioni serene di Falcone e Borsellino intenti a chiacchierare tra di loro, sapendo il seguito della storia, può fare riflettere i ragazzi.
L’iniziativa spiegata dalle professoresse
“L’idea dell’iniziativa – raccontano ai microfoni di LiveUnict le professoresse Sara Maricchiolo e Veronica Zappalà – nasce l’anno dopo il primo progetto realizzato per il Tribunale di Catania nel 2016, che consisteva nella realizzazione di un’enorme tela di 10 metri posta all’interno del tribunale. L’idea della scalinata, invece, è stata proposta da noi stesse al Dirigente del Liceo, Prof. Antonio Alessandro Massimino ed all’Associazione Nazionale Magistrati, che hanno colto l’idea con estremo entusiasmo”.
“La scalinata della giustizia“, come ricordano le professoresse, raffigura con una tecnica grafico pittorica la foto simbolo della lotta alla mafia, scattata dal fotoreporter siciliano Tony Gentile nel marzo 1992 durante un incontro a Palermo su “Mafia e Politica”. La prima installazione raffigurante i volti dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sulla scalinata che conduce all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Catania era composta da 312 pannelli di cartone vegetale e risale all’anno 2018.
L’anno successivo, però, dato l’enorme successo si è pensato di realizzare la scalinata con un materiale più resistente, ovvero delle tavole di legno dipinte ed applicate sui gradini del tribunale.
“La realizzazione della scalinata è sempre stata accolta dai ragazzi con passione ed interesse – raccontano ancora le professoresse del liceo –. Ci si può avvicinare a tematiche tanto forti e dolorose anche in maniera gioiosa pur mantenendo un enorme rispetto. Solitamente cresce nei ragazzi che partecipano a questo progetto la coscienza di coloro che non ci stanno, che vogliono dire la loro contro la criminalità e sentono la responsabilità di essere dei veri Promotori di Legalità per gli altri“.
La scalinata post-pandemia
“‘Distanti ma mai divisi’ diventa il motto della scalinata del 2021 – riportano le docenti -. L’immagine, stavolta realizzata su tela sintetica, raffigura i volti leggermente staccati di Falcone e Borsellino: si tratta di una foto scattata in altro momento della stessa giornata dal fotoreporter. A distanza di una settimana, però, alcune fasce superiori dell’installazione erano state rimosse… Totale sgomento della cittadinanza, e non solo catanese. Un lavoro immane distrutto, e proprio a fine anno scolastico“.
“I ragazzi però non ci stanno, non si può sfregiare un’opera così importante, non si può far passare il messaggio che due uomini che hanno dato la vita per la giustizia subiscano un’ulteriore ingiustizia“. E così, gli allievi e le docenti, in accordo con il Dirigente e all’ANM, si sono riattivati per il ripristino.
Quest’anno, in occasione del 30esimo anniversario, gli allievi pensano, insieme alle loro docenti, di dover aggiungere, sui pilastri del tribunale, gli uomini della scorta e la moglie di Falcone.
“Gli alunni non c’erano ai tempi dei dolorosi accaduti, ma ne hanno spesso sentito parlare – dicono le professoresse -. Ora sono i ragazzi ancora una volta a voler dire la loro, a voler omaggiare questi grandi eroi che negli anni sono diventati esempio di giustizia e coraggio. Come educatori è nostro compito indirizzare il loro desiderio di verità e giustizia e di alimentare quei semi buoni affinché possano far nascere buoni frutti“.
Gli altri progetti
Il Liceo Emilio Greco non è stata l’unica scuola a partecipare a questo evento: Filippo Pennisi, la massima autorità della Corte d’appello, ha infatti premiato con un trofeo e dei buoni libro altre tre scuole. Si tratta della scuola elementare Maria Teresa di Calcutta di Caltagirone, l’Istituto comprensivo Puglisi di Acate e l’Istituto agrario Cucuzza-Euclide di Caltagirone.
I progetti presentati da queste tre scuole puntano tutti sulla sensibilizzazione alla mafia ed in particolare il video presentato dall’Istituto di Acate spiega come tutti possano fare qualcosa contro la mafia. “Partiamo dal nostro quotidiano – interviene un insegnante -, dalla scuola alla famiglia, dal campetto all’oratorio, e proviamo a dire basta a tutti i piccoli episodi mafiosi a cui ci capita di assistere o, peggio, di fare parte“.