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Nel 2011 l’UNESCO ha istituito la Giornata Internazionale del Jazz che, da lì in avanti, sarebbe stata celebrata ogni 30 aprile. Ne avrebbe gioito di certo Dora Musumeci, prima pianista Jazz italiana. La storia di questa donna, nata nella città dell’elefante, non è nota a chiunque. Scegliamo di raccontarla a poche ore di distanza dalla celebre ricorrenza mondiale.
Una bambina prodigio
La vicenda biografica di questa catanese è segnata dalla musica fin dagli esordi. Giulia Isidora Musumeci, destinata ad esser più nota come Dora Musumeci, nasce nel 1934 tra strumenti e note.
Il padre Salvatore, o meglio Totò, era violinista presso il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania mentre il fratello Tito aveva scelto di suonare il contrabbasso.
Ma la piccola Dora non può stare a guardare a lungo i propri cari: sente ben presto l’esigenza di pigiare i tasti del pianoforte e, di lì a poco, diviene agli occhi dei più una bambina prodigio. Quando ha solo sette anni il pubblico inizia ad applaudirla e, in seguito, entra a far parte di un’orchestra con cui, nel secondo Dopoguerra, intraprenderà un tour nella lontana Tripolitania.
Un articolo de La Sicilia del 2 settembre 1948, dal titolo Giudicherete il jazz “una cosa seria”, riferisce della Jam Session, un esame affrontato da sette tra le più quotate orchestre siciliane: tra queste anche l’orchestra catanese Randazzo, descritta come composta da “tredici uomini e una giovanissima signorina, Dora Musumeci“.
Tra esibizioni e collaborazioni
Crescendo vorrà consacrarsi al Jazz ma per farlo dovrà prima accantonare la musica classica: è quanto farà dopo aver conseguito il diploma presso il Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli. Ad ogni modo non si tratterà di un addio definitivo, soltanto di un arrivederci.
A quel punto Dora non è più soltanto una giovane siciliana piena di talento, ma già la prima pianista Jazz italiana a cui, nel 1947, la rivista di informazione e critica musicale Musica Jazz dedica il primo articolo monografico.
La catanese inizia a solcare i diversi palchi della Penisola e di altri Paesi ed a lavorare a stretto contatto con grandi personaggi del panorama musicale dell’epoca quali, per esempio, Lionel Hampton e Dizzy Gillespie.
A questo periodo risale anche la formazione del proprio complesso musicale, insieme a cui raggiunse anche la Germanio e il Portogallo e allietò appassionati dalle molteplici nazionalità.
Il 1956 è un anno particolarmente ricco e significativo per Dora: proprio allora arriverà la vittoria del Festival del Jazz di Modena e la pubblicazione per la Cetra di Torino dell’album La regina dello swing, che negli anni seguenti verrà seguita da quella di altri dischi.
Agli anni Sessanta, e in seguito alla formazione di un quartetto a suo nome, risalgono ulteriori importanti esibizioni. A Dora si deve l’introduzione del jazz nel “tempio del beat”, il Piper Club di Roma, dove condividerà il palco con Romano Mussolini e Lionel Hampton. Tra le collaborazioni più prestigiose, spicca quella con il maestro Ennio Morricone: in effetti la Musumeci si impegnerà anche nella registrazione di colonne sonore.
Il ritorno alla musica classica
Gli anni Settanta segneranno un riavvicinamento alla musica classica, ma saranno per Dora anche quelli riservati all’insegnamento presso il Conservatorio “Francesco Cilea” di Reggio Calabria.
Nel frattempo darà vita a musiche per diversi spettacoli radiofonici o teatrali. Tra questi ultimi, occorre citare L’aria del continente del conterraneo Nino Martoglio, nell’allestimento dell’altrettanto catanese Turi Ferro.
La scomparsa
Il 19 settembre 2004 Dora Musumeci, ormai settantenne, viene investita da un’auto in Corso Italia. Nell’impatto subisce un esteso trauma cervicale, fratture multiple e un violento trauma polmonare.
La vita di questa straordinaria artista si concluderà, dopo 20 giorni di coma, all’Ospedale Garibaldi del capoluogo etneo il 10 ottobre 2004.