Negli scorsi giorni già la Società italiana di Chirurgia (Sic) aveva richiamato l’attenzione sulla situazione, tutt’altro che rassicurante, presentata dagli ospedali della Penisola e sulla generale riduzione degli interventi. Un quadro confermato dal direttivo della Società siciliana di Chirurgia che descrive la situazione regionale sanitaria come “in chiaro affanno”.
“Gli scenari – spiegano i chirurghi che lavorano nell’Isola – sono di posti letto di chirurgia ridotti, infermieri positivi al virus, sottoposti a quarantena o trasferiti in reparti Covid e terapie intensive destinate quasi esclusivamente ai contagiati.
Sono passati ormai quasi due anni dalla prima ondata – continuano – . Purtroppo lo scenario che l’Isola aveva evitato nel corso dei primi mesi del 2020, si sta abbattendo in maniera violenta sul sistema sanitario regionale sul sistema sanitario regionale in queste ultime settimane”.
Secondo quando indicato dal Presidente della Società siciliana di Chirurgia, Giuseppe Navarra, “attualmente in Sicilia si operano quasi dappertutto solo urgenze e pazienti classificati in classe A“.
Navarra ha spiegato che i chirurghi, da appena qualche mese, avevano ricominciato ad operare nel corso di sedute operatorie aggiuntive, con l’obiettivo di abbattere le liste di attesa allungatesi notevolmente a causa delle diverse ondate pandemiche. Ma i risultati degli sforzi compiuti, a detta del Presidente, “saranno vanificati dallo stop di questi giorni”.
“La situazione difficile, oggi, potrebbe diventare esplosiva qualora la curva pandemica non accennasse ad appiattirsi. Capita talvolta già oggi, e capiterà sempre più spesso – prosegue Navarra – che non sia possibile operare neppure i pazienti affetti da neoplasie perché non si dispone di sedute operatorie ordinarie o perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva per la sorveglianza del paziente nel postoperatorio”.
Tale drammatica situazione ha spinto il direttivo della Società Siciliana di Chirurgia ha richiedere a gran voce l’intervento del Governo e del Parlamento regionale affinché venga garantito alla chirurgia “un volume minimo che non scenda a meno del 40% del periodo pre-COVID, una omogeneità dei regolamenti organizzativi e la tutela delle reti ospedaliere”.