Nelle giornate di oggi e di domani, alcuni uffici regionali della città di Catania resteranno chiusi: a comunicarlo è stato il presidente della Regione Nello Musumeci. Si tratta soltanto di una delle ultime conseguenze apportate dall’onda di maltempo che si è scagliata sulla città.
Resteranno, tuttavia, aperti gli uffici regionali che erogano dei servizi pubblici essenziali, come ad esempio:
- il dipartimento della Protezione civile;
- i presidi ospedalieri;
- le strutture sanitarie;
- l’Ufficio del Genio civile e l’Ispettorato ripartimentale delle foreste.
Nelle scorse ore Musumeci ha sottolineato come la situazione a Catania e provincia sia “assai critica”.
“Atroci sono le immagini che raccontano come si possa morire travolti dall’acqua – ha dichiarato Musumeci – Strade trasformate in torrenti e campagne in laghi, intere contrade isolate e centinaia di abitazioni allagate, danni incalcolabili a edifici e colture: la Sicilia orientale sta vivendo un fenomeno che temiamo, purtroppo, sarà sempre meno sporadico, con scenari tragici destinati a ripetersi“.
Gli “effetti micidiali” del maltempo, secondo quanto dichiarato da Musumeci, sarebbero frutto dei cambiamenti climatici, della fragilità del nostro territorio e della condizione di dissesto, causata spesso dall’intervento dell’uomo.
“Dal 2018 ad oggi, nella lotta al dissesto idrogeologico – ha precisato Musumeci – abbiamo finanziato lavori fino all’ultimo centesimo, per oltre 400 milioni di euro: siamo la prima Regione in Italia per somme erogate”.
Gli interventi necessari a “contrastare frane, esondazioni, instabilità delle infrastrutture e fenomeni di erosione costiera” sarebbero stati distribuiti su tutte le province. Il Presidente Musumeci, tuttavia, ammette che ciò “non può bastare per un clima che si è velocemente tropicalizzato“.
Necessari, allora, appaiono gli aiuti esterni.
“Senza interventi straordinari, che solo l’Unione Europea può mettere in campo – conclude il Presidente della Regione – , senza decisioni coraggiose e ormai indifferibili di G20 e Cop 26, ci ritroveremo periodicamente a contare danni e, Dio non lo voglia, altre vittime“.