In Sicilia si combatte, giorno per giorno, al fine di contrastare sempre di più ciò che la rende tristemente famosa in tutto il mondo: il legame con la mafia. Nonostante tutte le iniziative e i provvedimenti presi al riguardo, tuttavia, per le strade delle città siciliane non è inusuale esposti nei negozi di souvenir (gli stessi che, tra l’altro, vendono ninnoli commemoranti il periodo fascista) oggetti inneggianti ai fenomeni mafiosi, a partire dall’oggettistica relativa alla trilogia de Il Padrino.
Una situazione sempre più insostenibile, non ben compresa dai turisti che spesso riportano nei loro paesi d’origine souvenir vergognosi contribuendo ad aumentare la triste notorietà della mafia siciliana, che ha infine portato uno dei comuni dell’Isola a firmare un’ordinanza che ne vieta la vendita, con sanzioni che vanno dai 100 ai 500 euro in caso di trasgressioni: si tratta del comune di Cinisi, nel palermitano, città natale e – tragicamente – di morte di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia a soli trent’anni, “colpevole” di aver denunciato le attività di Cosa Nostra.
Il sindaco Gianni Palazzolo, nell’ordinanza, spiega come “la storia del Comune di Cinisi è stata tragicamente caratterizzata dall’orribile presenza del fenomeno mafioso, inteso sia come presenza nel territorio dell’associazione criminale sia come mentalità arcaica contrapposta alla cultura della Legalità” e come “il riscatto della Comunità è avvenuto attraverso un graduale cambiamento culturale che ha rilegato la struttura criminale ai margini della vita sociale, economica e politica del paese”.
Tuttavia, “ancora oggi, persiste il rischio concreto che la subcultura mafiosa possa trovare nuova linfa in atti, comportamenti ed atteggiamenti tendenti a creare le condizioni sociali per una rivitalizzazione del fenomeno mafioso”, riferendosi alla presenza vergognosa di “linee commerciali di prodotti tipo souvenir e gadget dove, talvolta in modo indiretto e subdolo, talvolta esplicitamente, viene miticizzato o esaltato il personaggio mafioso o il fenomeno mafioso”.
Di conseguenza, visto che “Cinisi è visto come il paese del riscatto siciliano nella lotta alla mafia grazie anche ad una comunità che ha saputo contrapporsi costantemente alle prepotenze dell’associazione criminale” e che “la vendita dei suddetti prodotti commerciali nel territorio di questo comune, mortifica la comunità cinisense, da anni impegnata nella diffusione della cultura della legalità e nel contrasto alla mafia”, il sindaco ha disposto il divieto immediato della vendita dell’oggettistica in questione. Un’iniziativa onorevole che potrebbe essere presto condivisa da altri comuni: un passo in avanti verso la lotta ad un ideale, sfortunatamente, ancora lontano dall’essere cancellato.