È passato un mese dall’apertura delle vaccinazioni per i soggetti fragili individuati dal Ministero della Salute. Anche per loro, infatti, dopo aver atteso che la somministrazione delle prime categorie (personale sanitario e ultraottantenni) arrivasse a buon punto, è arrivato il momento di prenotarsi. Tra dubbi, incertezze e rallentamenti, la campagna vaccinale prosegue, seppur sia ancora prematuro ipotizzare una data certa per l’immunizzazione nazionale dal virus.
Il Ministero, per questa seconda fase, ha incluso nel piano vaccinale alcune categorie considerate fragili per le loro patologie, tramite la classe d’esenzione e il codice di appartenenza. Ma non tutti i pazienti a rischio sono stati contemplati. Questi, infatti, nel momento della prenotazione online e telefonica, non hanno potuto proseguire l’iter per poter essere inseriti nelle liste nazionali. Una volta inserito o comunicato il proprio codice fiscale, il portale non è andato più avanti perché il loro codice esenzione non rientrava.
Sono davvero numerose le patologie non inserite nella lista ministeriale, in particolar modo nell’ambito neurologico. L’epilessia, una delle malattie più antiche e diffuse, è tra i codici di esenzione al momento “imprenotabili” per la somministrazione del vaccino.
Il nome di questa malattia fu dato dai greci, che la scoprirono e iniziarono a studiarla con le metodologie dell’epoca. Etimologicamente epilessia significa “essere colto di sorpresa” e nell’antichità non si riusciva a capire le cause delle stesse crisi e delle assenze, che alteravano la condizione fisica e mentale del paziente. Proprio per le sue manifestazioni, nel Medioevo era ritenuta una malattia oscura o del diavolo. Grazie a vari esami introdotti dalla scienza moderna, tra cui TAC, EEG e risonanza magnetica, oggi è possibile riconoscerla e capire anche da dove partono le sue manifestazioni.
Secondo il dott. Vito Sofia, neurologo del Policlino “Vittorio Emanuele” e referente per Catania e Sicilia della LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia), sembrerebbe che questa dimenticanza sia dovuta ad un’arretratezza culturale, che ci portiamo ancora oggi nella società moderna a distanza di secoli. “L’epilessia è una patologia di cui si parla ancora davvero poco – ha dichiarato il neurologo – e che spesso e volentieri provoca anche fastidio discuterne. E pensare che è una malattia neurologica molto diffusa. Gli epilettici lo sono per nascita per questioni ereditarie oppure lo diventano in seguito a traumi di vario tipo, dagli incidenti ai tumori. Probabilmente la disinformazione ha agevolato l’esclusione di chi ne è affetto in questa prima ondata di vaccinazioni per le categorie fragili”.
L’epilessia non è una malattia uguale per tutti e spesso viene studiata singolarmente. “Ci sono diversi tipi di epilessia con cui i pazienti convivono – ha spiegato il dott. Sofia -. In linee generali è possibile distinguere due categorie: coloro che hanno altri disturbi intellettivi e manifestano episodi, coloro che, invece, hanno una normale funzione intellettiva ma che a volte è destabilizzata per via della presenza di un focolaio”.
Nel caso specifico delle vaccinazioni, il soggetto epilettico non ha alcuna priorità, seppur disponendo del proprio codice di esenzione. “In caso di contagio, un epilettico rischia tanto quanto un diabetico – ha affermato il referente LICE -. Coloro che assumono antiepilettici potrebbero sviluppare due condizioni che aggraverebbero il quadro clinico, poiché non tutte le cure anti-Covid sono adatte per questi soggetti. Potrebbero incorrere a ipertermia. Ma allo stesso tempo ci sono dei farmaci antiepilettici che interferiscono con gli antivirali con cui si cura il Covid in ospedale”.
Un’altra categoria che ha ottenuto la priorità del vaccino è quella dei disabili gravi, nello specifico dei soggetti con disturbo dello spettro di autismo. Questi ultimi, infatti, sono rientrati tra le categorie fragili, dopo aver condotto una battaglia per il loro riconoscimento prioritario nella campagna delle vaccinazioni. La testimonianza dell’avvocato Enrico Orsolini, presidente dell’associazione “Autismo Oltre Onlus” ne è la prova. “Con altre associazioni abbiamo dovuto spingere – ha riferito l’avvocato – per vedere riconosciuta la fragilità dei nostri figli o familiari che vivono quotidianamente con il disturbo dello spettro di autismo. Nel caso specifico di Catania, abbiamo raggiunto l’accordo tra dicembre e gennaio con la firma di un protocollo d’intesa con il Policlinico. In seguito, il punto d’incontro è stato raggiunto anche a livello regionale e poi le fasce contemplate sono state inserite dal Ministero tra le patologie prioritarie”.
Una vittoria importante che riguarda da vicino sia coloro che convivono con questo disturbo, ma anche i familiari, che in gergo sono chiamati “caregivers”. “Con il protocollo d’intesa, i caregivers, indispensabili nella quotidianità di un disabile grave con autismo, possono accedere in ospedale – ha dichiarato Orsolini – per garantire la presenza di un riferimento a questi soggetti, che non hanno consapevolezza né della malattia, né del ricovero. Proprio a Catania, una ragazza autistica è morta per complicazioni senza la presenza del suo caregiver, che non poteva accedere in ospedale”.
Chi assiste i disabili gravi, dunque, ha le stesse priorità della persona che aiuta. “Adesso anche i caregivers, essendo vicini al membro familiare che seguono, hanno diritto al vaccino – ha concluso il presidente dell’associazione – e rientrano in questa seconda ondata di somministrazioni. Sono stati esclusi i soggetti affetti da autismo che non rientrano nelle disabilità gravissime, ma non è un problema, perché è possibile aiutarli a comprendere la consapevolezza dei rischi del virus”.