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Zone rosse Sicilia, Palermo e provincia in “lockdown” tra le proteste

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Coronavirus Sicilia, zona rossa e proteste a Palermo e provincia. Chiarimenti e richieste di pari misure arrivano dal presidente dell'Ars e da Confesercenti.

Scatterà domani, domenica 11 aprile, la zona rossa per tutta la provincia di Palermo, e durerà per 11 giorni, fino al 22 del mese. La decisione è stata presa ieri dal governatore Nello Musumeci, che, considerata la “repentina evoluzione dei contagi e la diffusione delle varianti del Covid”, ha disposto i provvedimenti più duri per la città metropolitana. Non mancano, tuttavia, le proteste, sia dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, sia dalle associazioni di settore.

Zone rosse in Sicilia, Miccichè chiede chiarimenti per Palermo

Voglio conoscere i numeri e sapere chi decide – dichiara Micchè -. E per questo ho chiesto alla presidente della commissione Sanità dell’Assemblea, Margherita La Rocca Ruvolo, l’immediata convocazione dei responsabili dell’assessorato. Vorrò essere io stesso presente per valutare le scelte che sono state adottate”.

Miccichè definisce la zona rossa per Palermo “mortale” per il debole tessuto economico della provincia, dichiarando che la decisione rappresenta il colpo di grazia definitivo per commercianti ed esercenti. “In questa situazione – aggiunge – non è accettabile che il commissario per l’emergenza Covid, Renato Costa, dica che la zona rossa è stata suggerita al presidente Musumeci ‘nonostante non ci fossero i numeri per sostenerla'”.

Zona rossa a Palermo “dannosa” per Confesercenti

“Solo danni con l’estensione della zona rossa. Stiamo pagando un prezzo troppo alto che mette a rischio il nostro futuro“, dichiara Nunzio Reina, responsabile aerea produzione Sicilia di Confesercenti, che mette in evidenza la “condizione disastrosa” che stanno attraversando le aziende.

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Ciononostante, l’associazione dichiara che non andrà contro l’ordinanza, a patto che limitazioni e controlli valgano per tutti. “Rispettiamo le ordinanze – dichiara ancora Reina -, ma è bene sapere che dietro le chiusure di parrucchieri, barbieri e centri benessere ci sono decine di abusivi che, attraverso annunci social, lavorano come se nulla fosse, mettendo a rischio la salute dei cittadini. Ciò significa un doppio danno per chi, invece, è costretto a tenere il negozio chiuso. Servono controlli decisi contro chi non rispetta le regole basilari di contrasto al Covid. Ma serve anche un controllo capillare per smantellare le sacche di abusivismo“.