Il nuovo DPCM entrerà in vigore a breve e conterrà le misure per affrontare la pandemia durante il prossimo mese. Come spiegato dal ministro Speranza al Senato, gli effetti del decreto firmato dal premier Mario Draghi entreranno in vigore il 6 marzo e dureranno fino al 6 aprile. Pasqua inclusa, dunque.
“Non ci sono le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto alla pandemia, siamo all’ultimo miglio e non possiamo abbassare la guardia”, ha specificato il ministro durante il suo discorso al Senato. La motivazione è dettata soprattutto dalla variabile delle varianti, che incrementano la contagiosità e mettono a rischio l’efficacia dei vaccini.
“La variante inglese sarà presto prevalente e la sua maggiore diffusione rende indispensabile alzare il livello di guardia – spiega Speranza –, ma fortunatamente non compromette efficacia dei vaccini. Le altre due varianti sono più insidiose per la ridotta efficacia dei vaccini. La loro diffusione è minore ma è necessario isolare i focolai”.
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“C’è l’impegno del governo a congrui ristori per le attività che stanno soffrendo – ha spiegato Speranza -. Questo deve valere per le mie ordinanze che da ora andranno in vigore dal lunedì e per le misure regionali. Il nuovo dpcm varrà dal 6 marzo al 6 aprile e la bussola sarà la salvaguardia del diritto alla salute”.
Scongiurata, almeno per il momento, l’ipotesi di un nuovo lockdown generalizzato, mentre proseguirà il sistema di apertura e chiusura per regioni. “Differenziare le misure su base regionale ci consente di agire in modo proporzionale e ci ha permesso di non ricorrere ad altri lockdown generalizzati – ha aggiunto il ministro nel corso della sua informativa -, mentre altri paesi Ue ne hanno fatti due o tre. Ritengo sia utile anche alla luce delle varianti, favorire un nuovo confronto in un tavolo tecnico tra Iss e Ministero per delineare il quadro in cui siamo”.
Variante inglese in espansione
Le varianti, dunque, spingono la diffusione del Covid – oltre il 30% delle infezioni in Italia è dovuto a quella inglese e a metà marzo sarà predominante in tutto il Paese, hanno detto gli esperti di Iss e Cts al premier Mario Draghi – e in diverse zone si materializza la temuta terza ondata.
Allarme alto, in particolare, nella provincia di Brescia, che diventa così zona “arancione rafforzata”, al pari di 14 comuni dell’Emilia Romagna; crescono poi le zone rosse in diversi territori mentre nelle ultime 24 ore si registrano altri 356 morti, ben 82 più di lunedì, mentre i pazienti ricoverati in terapia intensiva aumentano di 28.