Coronavirus: è in arrivo il monitoraggio dell'ISS. Alcune regioni potrebbero cambiare colore diventando arancioni o rosse, mentre resta l'incognita sulle varianti.

ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Continua ad evolvere la situazione epidemiologica in Italia. La circolazione del virus ha visto una battuta d’arresto grazie alle zone a fascia di rischio su base regionale, istituite dall’ex Governo Conte. Adesso però si teme una terza ondata dovuta anche alla variante inglese del virus che, a detta degli esperti, risulta essere molto più contagiosa. Quindi, sono previste ulteriori restrizioni con la creazione di più zone rosse locali per evitare un’impennata dei contagi.
In alcune zone d’Italia l’allerta resta alta. In Lombardia sono state già determinate quattro nuove zone rosse in relativi comuni della regione (Castrezzato, Viggiù, Mede, e Bollate), mentre Abruzzo, Liguria, Toscana e provincia di Trento sono passate dalla fascia gialla a quella arancione.
Tutto questo mentre l’ultimo monitoraggio settimanale circa la diffusione del virus nel nostro Paese ha registrato un aumento dell’Rt a 0,95 e c’è il rischio che il prossimo monitoraggio di venerdì registri un ulteriore aumento. Le regioni di Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria e Molise rischiano di passare in fascia arancione, mentre Abruzzo e Umbria potrebbero addirittura diventare zona rossa.
Una sola regione invece registra una tendenza positiva. La Valle d’Aosta per due settimane di fila ha registrato casi al di sotto dei 50 ogni 100mila abitanti, e un Rt sotto il valore 1. Se venerdì prossimo la situazione resterà positiva, la regione potrebbe essere la prima a diventare zona bianca, concedendo la riapertura anche di palestre e piscine, anche se sarà sempre obbligatorio indossare la mascherina e mantenere il distanziamento sociale.
Benché le zone di rischio riguardino le intere regioni, così come i monitoraggi settimanali, si moltiplicano le ordinanze di chiusure che vedono coinvolte città e paesi. Si aggiunge anche l’incognita sulle varianti, alcune delle quali recenti e per cui non è ancora possibile sapere la pericolosità. Proprio ieri, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l’Istituto Pascale e l’Università Federico II di Napoli hanno scoperto una variante nuova, soprannominato B.1.525. Finora i casi riconducibili a questa variante sono soltanto 32 in Gran Bretagna e alcuni in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. Il primo caso in Italia riguarda un professionista rientrato dall’Africa.
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