Nessuno stop per l'Erasmus anche nel prossimo anno accademico 2020/2021. Tutte le novità sono state spiegate da Indire, che ha messo a punto il programma di attuazione.
Nonostante la difficile situazione che tutta Europa sta vivendo, fortunatamente l’Erasmus non si ferma e sono tante le richieste di studenti che vogliono spostarsi per ragioni di studio o di tirocinio in un paese estero. La Commissione europea che sovrintende all’intera organizzazione ha confermato che i viaggi-studio continueranno nella seconda metà del 2020.
Le modalità di attuazione sono però particolari. Ci sarà la possibilità di offrire, da parte delle istituzioni e delle organizzazioni, modalità mista ai partecipanti. La questione viene spiegata da Indire, l’agenzia nazionale per il programma Erasmus, che chiama la formula utilizzata “blended mobility”, secondo cui si inizia con un periodo di apprendimento e di attività in remoto per poi continuare fisicamente nel paese estero scelto. La seconda parte “fisica” del programma Erasmus è ovviamente obbligatoria almeno per un periodo di tre mesi. Tuttavia bisognerà constatare la situazione del paese in cui si dovrà andare.
L’accesso alla borsa di studio è sicuramente una questione fondamentale per gli studenti, specialmente con la crisi innescata dalla pandemia. Durante il periodo di attività da remoto non sarà possibile ottenere alcun sussidio economico, dal momento che per la commissione europea queste attività non richiedono costi da parte degli studenti. La borsa invece verrà erogata una volta iniziato il periodo di mobilità fisica.
Eppure, se uno studente decidesse comunque di recarsi nel paese estero anche per le attività di remoto, allora si avrà diritto all’importo della borsa. Se, di contra, si decidesse invece di rinunciare all’Erasmus non sono previste penali.
La maggior parte dei richiedenti Erasmus sono del nord Italia, con in testa la Lombardia. Per l’anno accademico 2020/2021, i 23 istituti interessati della regione hanno ricevuto nel complesso 14.114 domande con un aumento dell’8.4% rispetto all’anno precedente. Un segno più lo registrano anche gli altri atenei d’Italia dove si evidenzia pressocché ovunque la volontà degli studenti di mobilitarsi oltre i propri confini nazionali.
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