Riccardino era un caso letterario giร prima che uscisse in libreria. Lo era da quando, poco piรน di un anno fa, ci si ricordรฒ che Camilleri aveva consegnato a Elvira Sellerio il romanzo conclusivo della serie di Montalbano nel 2005. E forse lo era anche da prima. Due leggende in particolare si legarono al romanzo: che fosse custodito nella cassaforte della Sellerio e che alla fine del libro Montalbano morisse. Casseforti non ce nโerano di certo (ne rise lo stesso Camilleri, parlando, al massimo, di cassetti aperti), mentre sulla seconda la risposta spetta ai lettori.ย
In questโultima indagine, Montalbano deve occuparsi della morte del direttore della filiale della Banca Regionale di Vigata. Testimoni dell’omicidio sono i tre inseparabili amici, con cui condivideva tutto, al punto da considerarsi come i โquattro moschettieriโ. Si tratta di un’indagine difficile, in cui il commissario va avanti a tentoni; a volte stanco del suo mestiere, a volte galvanizzato da alcune sue trovate. Sempre, perรฒ, rifiutando le apparenze e credendo solo “a quello che c’รจ ma non riusciamo a vedere”.
Ma Riccardinoย non รจ come gli altri romanzi della serie. E accanto ai motivi di continuitร col passato scorrono, in alcuni casi paralleli alla narrazione, in altri intrecciandosi, segnali diversi. โMontalbano รจโ!, si legge tra le prime pagine. โCu? Montalbanu? Chiddru di la tilevisioni?โ. A parlare sono alcune persone accalcate sul luogo del delitto. โNo, chiddro veruโ, risponde un altro.ย
ร il preludio al tema piรน originale del romanzo: il confronto tra Attore, Personaggio e Autore, con โchiddro veruโ, quello di carta e ossa, anzi, inchiostro, stretto tra i due, nella miglior tradizione pirandelliana. Prima ancora di aprire il libro, il Giocoliere disegnato da Pippo Rizzo in copertina ci spinge a delle domande. Lโindagine non ha nulla di comico, mentre la copertina raffigura un giocoliere intento a lanciare in aria tre palline. Di chi si tratta? ร Camilleri, che nel suo ruolo di โintrattenitoreโ si fa ruotareย tra le mani il personaggio di Montalbano, lโattore che lo interpreta e se stesso? O รจ il commissario, che cerca di tenere insieme tutte le piste in attesa di scovare quella che porterร a risolvere il caso?
Tra le due ipotesi, la piรน vera sembra la prima. Non โpuparoโ, come lo chiama Montalbano in una delle ricorrenti telefonate tra i due, ma giocoliere che tiene insieme trama e confronto metaletterario, in un delicato equilibrio in cui la prima non viene ostacolata dal secondo. Come tutti i saltimbanco, perรฒ, anche Camilleri si diverte a giocare. E si vede, come Autore, con la maiuscola, quanto gli sia piaciuto mettersi finalmente per iscritto e potersi confrontare con la sua creatura sullo stesso terreno.
Da qui puรฒ, per esempio, lanciare qualche provocazione e rispondere cosรฌ a Montalbano: โIo non posso sfoggiare molta cultura, sono considerato uno scrittore di genere. Anzi, di genere di consumo. Tantโรจ vero che i miei libri si vendono macari nei supermercatiโ. Tuttavia, accanto a questi dialoghi ironici e pungenti, affiora anche la stanchezza, di Camilleri e del commissario. Su entrambi nel romanzo pende come una spada di Damocle l’ombra della vecchiaia. Quando iniziรฒ Riccardino, Camilleri stava per compiere ottantโanni e temeva che non sarebbe riuscito a scrivere la parola fine alla serie di romanzi, ma Montalbano non se la passava meglio. Turbato dal soverchiante confronto con il suo omologo televisivo, piรน giovane, piรน bravo e piรน preparato di lui (se non altro perchรฉ, come personaggio di romanzo, il commissario รจ costretto sempre a improvvisare, senza un copione che detti trama e battuta), Montalbano vive il tema del doppio come un pungolo che di tanto in tanto affiora e fa male, come non manca di fargli notare l’Autore.
Nonostante tutto, perรฒ, la storia racconta di decine di altri romanzi con protagonista il commissario di Vigata. L’ultimo, Il metodo Catalanotti, pubblicato solo nel 2018. Dopo tanti anni, anche la scrittura di Camilleri รจ cambiata, e quei romanzi, scritti “usanno ‘na lingua ‘nvintata e travaglianno di fantasia”, si sono trasformati in un idioletto che rende immediatamente riconoscibili i libri dello scrittore di Porto Empedocle. Per questo, nel 2016 l’autore sente l’esigenza di intervenire sulla lingua di Riccardino, riscrivendo dal punto di vista linguistico lโultima indagine.
Il lettore inciampa cosรฌ nella lingua di Camilleri. Le parole aspre e arroccate sulle consonanti costringono a rallentare il ritmo della lettura da “genere di consumo” e, per andare fino in fondo, non resta che calarsi nel modo di pensare e di vedere del commissario, godendosi ogni singolo suono. Tuttavia, lo scrittore fa ai suoi lettori un ultimo regalo. Da filologi, si direbbe. Per la prima volta, infatti, conserva assieme alla stesura definitiva anche lโoriginale, quella del 2005, con la stessa trama ma una lingua diversa. Nel confronto tra le due edizioni di Riccardino, forse anche piรน che negli ultimi romanzi pubblicati in vita, lโitaliano รจ soprattutto la lingua dell’indagine, tra interrogatori, dialoghi e lettere. Il vigatese quella del racconto.