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Venerdì 17 porta sfortuna? La superstizione ha a che fare coi romani

Venerdì 17
Venerdì 17: perché si dice che porti sfortuna? La motivazione ha a che fare con i romani, ma anche con l'Antico Testamento. Ecco da dove nasce la superstizione.

Venerdì 17. Esiste combinazione di giorno e data peggiore nel calendario? Per i più superstiziosi, probabilmente no. Soprattutto considerato che il 2020 è bisestile e, come si suol dire, “anno bisesto, anno funessto”. Nell’anno del Covid, poi, ci sono tutti i presupposti per non mettere il naso fuori di casa ed evitare con attenzione qualsiasi potenziale catastrofe. Ma perché questo particolare giorno dell’anno è associato a sfortuna e malaugurio?

Venerdì 17: origine e significato del giorno più sfortunato dell’anno

Questa superstizione ha un’origine antica. Risale, infatti, ai tempi dei romani e al loro modo di contare. Se dovessimo trasporre il 17 dalla numerazione araba a quella romana, otterremmo XVII. Anagrammando il numero e considerando i caratteri come lettere dell’alfabeto, invece, si ottiene VIXI, “vissi“, “sono morto”. Si tratta di un’espressione che si rinviene di frequente sopra i sepolcri degli antichi latini e che, per chi è in vita, non è esattamente beneaugurante. Inoltre, i romani nella famosa disfatta di Teutoburgo del 9 d.C. persero le legioni 17, 18, 19, e da allora in poi non amarono granché questo numero.

C’è dell’altro, stavolta sul versante religioso. Nell’Antico Testamento, il Diluvio Universale inizia proprio il 17. Mentre, per quanto riguarda il venerdì, si tratta del giorno della morte di Gesù Cristo, giorno di per sé funesto per tutti i credenti cristiani.

Nonostante la combo del venerdì 17 sia foriera di sventure, gli italiani sono praticamente gli unici a considerarlo un numero sfortunato. Nel resto d’Europa, invece, il numero porta-sfortuna è il 13. Nel mondo anglosassone, per esempio, il giorno sfortunato è il venerdì 13. Nella mitologia scandinava, il numero 13 è associato al Dio Loki: prima c’erano 12 semidei, poi arrivò lui che si comportò in modo crudele con gli esseri umani. Infine, ancora sul versante cristiano, se si pensa all’ultima cena di Cristo, il 13esimo apostolo era Giuda il traditore.

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Infine, esiste anche una vera e propria fobia del numero 17, tanto da essere stata ribattezzata con un nome greco difficile da pronunciare: eptacaidecafobia. Ne abbiamo parlato in un altro articolo, in cui riprendiamo tutte le tradizioni sul numero più sfortunato dell’anno.


Eptacaidecafobia: cosa c’è dietro alla superstizione di venerdì 17?