La pandemia di Covid-19 e la conseguente sospensione delle attività didattiche in presenza in tutte le università italiane, hanno imposto un repentino cambiamento negli stili di vita degli studenti, che improvvisamente hanno dovuto abbandonare le abitudini di studio e ridurre alla sola dimensione virtuale la socialità e la condivisione che sono di solito aspetti molto pregnanti dell’esperienza accademica. Le università, che insieme alle scuole sono state uno dei primi luoghi ad essere colpiti dalle misure restrittive legate al contenimento dei contagi, hanno dovuto avviare, in breve tempo e senza alcuna preventiva programmazione, modalità di didattica a distanza e organizzare da remoto la gran parte delle attività amministrative.
L’Ateneo di Catania, attraverso l’uso di una piattaforma dedicata, è riuscito a offrire didattica online già da lunedì 9 marzo, a soli tre giorni dalla sospensione delle attività in presenza,riproducendo da remoto la maggior parte delle attività che caratterizzano lo scambio docente-discente all’interno delle aule universitarie.
Ma come hanno affrontato i cambiamenti imposti dal nuovo modo di vivere l’università gli studenti dell’Ateneo catanese? Quali vissuti psicologici hanno accompagnato le rigide restrizioni comportamentali durante il lockdown? E quali sono le loro idee circa le misure che l’università dovrebbe adottare per evitare una ripresa dei contagi dopo l’alleggerimento delle severe misure di contenimento imposte durante la quarantena? A questa e ad altre domande ha cercato di dare risposta una ricerca dell’Università di Catania, realizzata dalla prof.ssa Elena Commodari, professore associato di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, cui hanno collaborato la dott.ssa Valentina Lucia La Rosa, dottoranda di ricerca presso lo stesso Ateneo, e le dott.sse Giulia Carnemolla e Jessica Parisi, tirocinanti in Psicologia.
Lo studio, che è stato realizzato durante la fase uno della quarantena, ha coinvolto quasi 700 studenti universitari e fa parte di un più ampio programma di ricerca volto ad indagare i vissuti psicologici di adolescenti e giovani durante la pandemia. La partecipazione prevedeva la compilazione di un questionario online mirato alla valutazione della percezione del rischio per il Covid-19, con attenzione a eventuali manifestazioni di disagio psicologico, nonché alla rilevazione delle opinioni degli studenti sull’esperienza della didattica online e su scenari alternativi di organizzazione dell’attività universitaria, al fine di evitare la ripresa dei contagi dopo la fase di totale lockdown.
La ricerca ha coinvolto studenti di tutta Italia e ha messo a confronto l’esperienza degli universitari catanesi con quella dei colleghi frequentanti Atenei di altre città e regioni. I risultati mostrano adeguate capacità di resilienza e coping negli studenti intervistati e l’assenza di segni patologici di disagio psicologico. Gli studenti hanno mostrato maturità, consapevolezza e capacità di adattamento ai cambiamenti delle routines quotidiane, e hanno accolto favorevolmente la didattica a distanza, al punto che la maggior parte di loro si è dichiarata d’accordo con un’ipotetica continuazione dell’insegnamento online come misura utile a contenere la ripresa dei contagi dopo la quarantena e la fine del lockdown.
Benché l’esperienza della quarantena abbia avuto un impatto sui vissuti emotivi degli studenti che in alcuni casi hanno lamentato difficoltà a studiare secondo i ritmi abituali e maggiore facilità di distrazione, solo una percentuale estremamente ridotta degli intervistati pensa che la propria carriera universitaria possa essere stata compromessa dalla pandemia e solo pochi accusano disturbi che indicano la presenza di stati di stress potenzialmente pericolosi per la salute fisica e psichica. La maggior parte degli studenti dichiara, infatti, che le restrizioni imposte dalla quarantena non hanno interferito con la capacità di pianificazione e organizzazione delle proprie attività di studio, riferendo di riuscire a studiare con sufficiente regolarità e di partecipare attivamente alla vita accademica, seppure in forma virtuale.
Gli studenti dell’Università di Catania, tra l’altro, presentano un migliore adattamento alle nuove modalità di insegnamento e studio rispetto ai colleghi frequentanti altri Atenei. In generale, quindi, questa ricerca oltre a fotografare vissuti, percezioni e opinioni degli universitari su alcuni aspetti emotivi e sociali legati alla pandemia, ha messo in luce come, attraverso il contributo della tecnologia, si sia riusciti a convertire proficuamente l’interazione “in presenza” con quella telematica che, seppur non potrà mai sostituire quella reale, di cui i giovani sentono profondamente la mancanza, può comunque favorire occasioni di apprendimento e relazione positive che hanno contribuito di certo a contenere i temuti esiti psicologici negativi della pandemia, esiti che appaiono, almeno in questo gruppo di persone, assolutamente contenuti.