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Studente fuori sede a Musumeci: “Fateci riabbracciare le nostre famiglie”

La lettera di uno studente fuorisede siciliano che vive al nord e che esprime tutte le sue preoccupazioni sul possibile rientro a casa con l'avvio della fase 2.

Con l’avvio della fase 2 dell’emergenza sanitaria in corso, molti studenti fuorisede potrebbero lasciare la città in cui sono rimasti bloccati dopo l’avvio della quarantena e fare ritorno a casa. Spesso alla base di questo rientro ci sono anche ragioni economiche, per risparmiare dei soldi su affitto e costo della vita, oltre a ritrovare la famiglia e gli affetti più cari.

Questa è la lettera che uno studente siciliano, ma che vive e studia a Padova ha scritto al presidente della Regione Nello Musumeci, per esprimere il suo punto di vista sulla fase 2 e sui possibili rientri in Sicilia a partire dal 4 maggio.

On. Sebastiano Musumeci,
mi chiamo Francesco Eugenio Piccione, sono uno studente di Sociologia, fuorisede, che adesso si trova a Padova, ma che è nato e vissuto 22 anni della propria vita a Marsala. Terra bella e dannata come tutta la nostra amata Sicilia, ne converrà anche lei. Mi sono sentito, dopo aver ascoltato ieri la diretta di Conte che esponeva il DPCM Fase 2, e aver sentito che fosse possibile ritornare finalmente alla propria residenza, felice ma anche pensieroso. Felice per i tanti miei colleghi non siciliani o campani, che potranno tornare alle loro famiglie e riabbracciare finalmente i propri cari, ma pensieroso per noi che non abbiamo la stessa fortuna, proprio per le sue posizioni al riguardo.

Mi ritrovo quest’oggi, infatti, a leggere sul giornale alcune sue dichiarazioni: Lei, come presupponevo, si dice vicino a De Luca per quanto riguarda il no ai viaggi extra-regionali. Questo implica che io come tanti miei colleghi universitari sparsi nelle altre regioni d’Italia, dovrei rimanere ancora vincolato qui fino a data da destinarsi. Noi, siamo costretti a rimanere in una città non nostra, a spendere soldi che molti di noi e che molte famiglie non possono permettersi di spendere, solo perché siamo arrivati tardi. Ma perché siamo arrivati tardi? Sinceramente io sono rimasto qui quando ancora ci si poteva spostare, per un senso di dovere civico e per salvaguardare la mia famiglia dal possibile contagio (quando ancora i tamponi erano un miraggio lontano e ne venivano fatti pochissimi, quindi la possibilità di capire se si fosse contagiati o no era pari a 0) e con la speranza che le università riaprissero.

Così non è stato, e mi ritrovo qui, lontano dalla mia famiglia, lontano dalla mia terra, seguendo lezioni ed esami che potrei fare anche giù, da un computer e sentendomi come un grave peso per loro che devono mantenermi. Così, tanti altri colleghi, che gravano sull’economia delle proprie famiglie, già sfiancate da una crisi che sta colpendo tutti, istituzioni e persone. Sì, è vero, c’è il bonus per alcuni studenti, sottolineo per alcuni, perché molti non rientrano nei parametri di erogazione del sussidio e quest’ultimi cosa devono fare? È un periodo di sacrifici, è vero, ma non per questo dobbiamo obbligare le nostre famiglie a farne altrettanti.

Noi abbiamo seguito fino ad ora, forse troppo fiduciosamente, il nostro dovere di buoni cittadini, speranzosi che la situazione si risollevasse e che si potesse tornare presto alla normalità. Siamo stati quindi, stupidi? Forse. Sicuramente, bisogna dirlo, abbiamo evitato di mettere in pericolo la nostra regione, a differenza di tanti altri nostri colleghi che nei mesi passati per paura, perché spaventati o terrorizzati, senza riflettere sono tornati in fretta e furia dalle loro famiglie, a volte contagiandole.

C’è da dire che a pagare le conseguenze di questa crisi economica, fra i tanti, ci siamo anche noi studenti, noi che ancora non lavoriamo e che anzi, paghiamo per studiare e formarci e adesso molto più di prima, sentiamo addosso la pressione dei soldi che mancano. Però ora, come collettività, a differenza di due mesi fa, la Sicilia ha gli strumenti e la maggiore tranquillità per gestire chi torna dalle regioni più colpite, sia che essi siano contagiati o che non lo siano e metterli di conseguenza in quarantena, com’è giusto che sia. Quindi mi appello a Lei, e chissà che questo messaggio non possa arrivare anche all’On. V. De Luca, per fare in modo che gli studenti rimasti fuori dalla propria regione, possano rientrarvici e riabbracciare (dopo, ovviamente, un periodo di quarantena) finalmente le loro amate famiglie.

Cordiali saluti,
Francesco Eugenio Piccione

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