Imparare a ripensare la propria vita è un compito estremamente difficile per tutti: come vivono questa nuova situazione i soggetti affetti da autismo? LiveUnict ne parla con un'esperta.
Imparare a ripensare la propria vita è un compito estremamente difficile per tutti. Come vivono questa nuova situazione i soggetti affetti da autismo? LiveUnict lo ha chiesto a Teresa D’Agate, Pedagogista Clinico, esperta in abilità di counseling, tutoring di sostegno allo studio per alunni BES e DSA e assistente all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM) presso la scuola primaria e secondaria di primo grado.
L’autismo, rientrante nei “disturbi pervasivi dello sviluppo”, è un disordine neuropsichico infantile che comporta difficoltà nella capacità di relazionarsi, comunicare verbalmente e non e adattarsi all’ambiente.
“Si riscontrano, inoltre – spiega la dott.ssa D’Agate – difficoltà nella pianificazione, nell’organizzazione e nella modificazione del proprio comportamento in base al contesto e alle circostanze, difficoltà a modificare l’oggetto dell’attenzione e le proprie azioni e abitudini, con conseguente difficoltà ad adattarsi e affrontare i cambiamenti e a passare da un’attività all’altra”.
“I bambini con autismo sono meno capaci, rispetto agli altri bambini, a interagire socialmente – spiega la dott.ssa D’Agate – . Hanno meno iniziativa, raramente si approcciano spontaneamente ad altri bambini o adulti per condividere l’interesse per un gioco o un’attività. Hanno difficoltà a capire i pensieri, le emozioni e le intenzioni degli altri. Non si tratta, tuttavia, di ignorare gli altri; piuttosto, gli stimoli sociali, come lo sguardo e la voce di un’altra persona, non attivano in loro una risposta immediata di attenzione, come caratterizzerebbe, invece, la cognizione di chi non è caratterizzato da autismo. Questo modo di essere, però, non impedisce loro di sviluppare emozioni positive e attaccamento verso gli altri, ma la capacità di agganciarsi al comportamento di chi gli sta attorno e a partecipare a scambi interattivi funzionali, è compromessa in vari gradi in tutti i bambini con autismo”.
La situazione è particolarmente complessa. Il lockdown impone, per la salute pubblica, una permanenza in casa quanto più rigorosa possibile, ma non sono da trascurare gli effetti sulla psiche che questo distanziamento sociale porterà inevitabilmente con sé. Come vivono questa particolare condizione i soggetti affetti da autismo e come le famiglie possono essere d’aiuto?
“In questi mesi sicuramente difficili per tutti – spiega la dottoressa – molti genitori si sono dovuti impegnare a far capire ai loro figli caratterizzati da autismo cosa stesse succedendo. È per loro difficile accettare, infatti, che la loro routine improvvisamente sia stata stravolta, che siano stati allontanati bruscamente dalle loro figure di riferimento a scuola e dai loro ambienti fuori casa, e che si sono modificati e rimodulati i loro tempi precisi e consuetudini ben scandite”.
Quindi, per gestire la situazione, i genitori “si devono, pertanto, impegnare a spiegare ai figli, magari raccontando loro una storia o una favola che tutti i bambini d’Italia devono stare a casa, non solo “lui” o “lei”, che la scuola è chiusa per tutti, che c’è un motivo comune, cioè un virus che si diffonde rapidamente dicendo loro di stare però tranquilli perché i medici di tutto il mondo sono a lavoro per impedire che si diffonda e per permetterci di ritornare presto tutti a scuola, e svolgere tutte quelle attività e azioni che siamo abituati a fare fuori casa”.
Per i bambini con autismo è fondamentale interagire con il mondo fuori il prima possibile “all’interno degli ambienti frequentati, a scuola, e nella relazione uno a uno e diretta con le figure di riferimento. Da quando le scuole e gli ambienti sociali e d’assistenza sono chiusi, le attività terapeutiche e di educativa domiciliare sono sospese, anche le porte delle loro case purtroppo sono chiuse, per cui il fondato pericolo è che esse si sentano particolarmente sole nella gestione e cura dei loro figli”.
Anche la didattica a distanza presenta delle notevoli difficoltà, non essendo spesso i bambini con autismo in grado di rimanere attivi e attenti il necessario. “In considerazione di ciò, in attesa di un repentino ritorno alla “normalità”, con gli opportuni accorgimenti di sicurezza sarebbe utile pensare a modalità che possano alleggerire il carico di tutte quelle famiglie meno fortunate di altre nella gestione dei propri figli”.
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