Sono momenti difficili quelli per i siciliani bloccati agli imbarchi di Villa San Giovanni: è stato impedito loro di passare, e la prefettura di Reggio Calabria ha disposto per loro la quarantena in uno degli alberghi della regione. Eppure, molti di loro non vogliono attenersi alla disposizione del Prefetto, preferendo tornare a casa.
Mentre la situazione si fa più tesa, giungono le dichiarazioni del primo cittadino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Il sindaco dichiara, infatti, come questa sia una “soluzione assurda, che crea potenziali assembramenti e molteplici occasioni di contagio. Ci opporremo con ogni mezzo – continua Falcomatà – a questa ipotesi che mette a rischio la salute dei nostri concittadini che da quasi un mese, con enormi sforzi e sacrifici, stanno riuscendo a limitare la diffusione del virus, con comportamenti responsabili e rispettosi delle regole”.
Il sindaco spiega che “quelle persone, tutte di origine siciliana, non dovevano partire, dovevano essere controllate prima. Chi non lo ha fatto se ne assuma le responsabilità perché a pagare il prezzo non saranno i reggini”. Dunque, Falcomatà pretende che “ora vanno scortate a casa loro, in Sicilia, perché è lì che vogliono andare e poste in quarantena vigilata. È l’unica soluzione di buon senso in gradi di tutelare la salute di tutti”.
Differente la risposta del Presidente della Regione Musumeci, che ricorda: “Le vigenti disposizioni non prevedono, né consentono, alcuna autorizzazione in merito agli spostamenti dall’estero, sul territorio nazionale e nello Stretto di Messina verso l’Isola. I requisiti, e le modalità, sono infatti stabiliti dal decreto del presidente del Consiglio del 22 marzo e dai decreti interministeriali della Salute e delle Infrastrutture”.
Situazione di grande tensione, dunque, quella che stanno vivendo i cento siciliani bloccati da pochi chilometri di mare dalla propria terra natale. Mentre si valutano nuove soluzioni, ci si prepara ad attendere nuovi sviluppi, che molto probabilmente non arriveranno prima dei prossimi giorni.