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Coronavirus, aumento casi in Puglia dopo fuga dal Nord: si teme lo stesso in Sicilia

Foto archivio.
Le immagini dei treni presi letteralmente d'assalto da giovani studenti e lavoratori residenti al Nord di poche settimane fa parlano chiaro: in migliaia hanno scelto di fare ritorno nelle regioni del Sud per trascorrere il periodo di quarantena in famiglia. Un massiccio esodo dal Nord al Sud che sta producendo i primi negativi esiti: in Puglia molti genitori sono risultati positivi al virus.

Era la sera dell’8 marzo quando migliaia di studenti, pendolari e lavoratori residenti al Nord decidevano di “fuggire” dalla Lombardia, prima che questa venisse definitivamente blindata dal governo, al fine di contenere la diffusione dei contagi da Covid-19. Si stima che il numero dei rientri verso le principali regioni del Sud come Sicilia, Campania e Puglia siano stati nell’ordine delle decine di migliaia. Le conseguenze non si sono fatte attendere: nonostante le disposizioni governative di “autodenunciarsi” sui siti della rispettiva regione, una volta fatto rientro, e l’obbligo di porsi in auto-isolamento, i casi di contagiati al Sud hanno subito un rapido incremento a seguito della fuga dal Nord.

Puglia

I dati della Regione Puglia sono allarmanti: in totale – dal 29 febbraio al 18 marzo – sono 22.947 le persone che hanno firmato l’autocertificazione e dovrebbero sottostare alla quarantena di 14 giorni. Il picco dei rientri si è avuto nei giorni 8 e 9 marzo. Queste persone, pur rispettando quasi sempre la quarantena, hanno comunque contagiato i familiari più stretti: in primis i genitori. Come riportato dalla Repubblica, in Puglia infatti pare che il  il 15% dei fuorisede rientrati abbia viaggiato con la febbre o sintomi influenzali. Come conseguenza, scrive Repubblica, “molti dei genitori dei ragazzi rientrati dopo la chiusura delle università tre settimane fa, sono positivi al Coronavirus“: una gioia, quella di rivedere la prole, durata ben poco e seguita allo sconforto di aver contratto il virus.

Il picco di contagi da Covid-19 era stato previsto anche dal governatore della Puglia Michele Emiliano che, al pari dei suoi colleghi, il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci e della regione Campania Vincenzo De Luca, aveva invitato i pugliesi residenti al Nord a non rientrare. “Se in Puglia ci saranno le percentuali lombarde con 2500 contagi nelle terapie intensive, noi saremo fuori. Non riusciremo più a reggere”,  aveva denunciato il governatore Emiliano su Radio24 qualche giorno dopo il grande esodo dell’8 marzo. 

Sicilia 

In Sicilia, si attesta un continuo aumento dei casi positivi: secondo le stime della giornata di ieri, nell’Isola si registrano 340 casi positivi. Il massiccio rientro dal Nord ha infatti interessato maggiormente la regione siciliana: in 35mila si sono registrati sulla piattaforma predisposta ad hoc dalla Regione. Si potrebbe trattare, tuttavia, di stime approssimative che nasconderebbero i numeri effettivi di rientri dal Nord, dato che una percentuale potrebbe non essersi registrata. La pericolosa sensazione, anche nella nostra regione, è quella di essere distanti dal picco dei casi positivi al Covid-19 e di non avere mezzi adeguati per fronteggiare un’emergenza con i numeri di positivi del Nord.

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Visto il grande numero di rientri, l’amministrazione regionale e l’assessore alla salute Ruggero Razza hanno annunciato due giorni fa, la decisione di somministrare tamponi di verifica a tutti i familiari delle persone rientrate nell’Isola. La decisione di contenere i rientri dal Nord ha riguardato infine anche la decisione del blocco dei trasporti e della maggior parte dei collegamenti tra Nord e Sud. Isolare la Regione è necessario: il rischio è di vedere collassare un sistema sanitario che non vanta, già in partenza, servizi qualitativamente buoni. Nella serata di ieri, l’on. Musumeci ha annunciato l’intervento dell’Esercito italiano per verificare il rispetto, da parte di tutti, delle misure preventive adottate dal governo Conte.