Lauree a porte chiuse: è una delle misure adottate dall’Univeristà di Catania, in merito all’emergenza Coronavirus, e comunicata in una nota ufficiale di ieri pomeriggio. Alle sedute, potranno partecipare solo i laureandi: saranno vietati i festeggiamenti nei locali dell’Università e limitrofi. Lezioni ed esami si svolgeranno tuttavia regolarmente e la maggior parte maggior parte degli studenti non sembra aver apprezzato le decisioni dell’Ateneo.
“Perché gli esami e le lezioni non hanno ugualmente la possibilità di diffusione? Cosa cambia dalla seduta di laurea? Forse durante lo studio nelle aule studio la probabilità è minore o maggiore? Quesiti senza risposta“, commenta una studentessa. Il controsenso tra la severità delle disposizioni sulle lauree e il regolare svolgimento delle lezioni e degli esami è la principale causa di perplessità: “Quale sarebbe il criterio adottato? Per quanto riguarda lezioni, mense ed eventi pubblici siamo una zona verde non esposta al rischio, per le lauree siamo zona rossa. Nonsense più totale”.
Molti i dubbi anche sui cosiddetti “gradution day”: secondo quanto riportato nella nota, le cerimonie di consegna delle pergamene si svolgeranno infatti una volta chiusosi il capitolo Coronavirus- “Ah si… ha tutto senso… soprattutto la parte del ‘consegna pergamene’. Io aspetto ancora la data di consegna delle pergamene di dicembre, altri miei colleghi quella di ottobre!”, commenta uno studente.
La comunicazione d’emergenza dell’Ateneo ha effetto immediato e alcuni laureandi si trovano adesso in una situazione di disagio: “C’è chi la seduta di laurea ce l’ha domani e ha ricevuto questa comunicazione adesso…assurdo!”, si legge sui social. “C’è chi ha ricevuto questa notizia oggi e domani ha la seduta di laurea… Tra l’altro non si capisce la questione della proclamazione”.
Altri desiderano solo portare a termine il proprio percorso di studi, che siano presenti o meno i parenti: “Premetto di essere tesista. Ma di cosa vi lamentate, basta che vi prendete sta laurea e basta, dopo festeggiate a casa”. Qualcuno, infine, ironizza: “Una vita a dire a mia madre che non avrei invitato nessuno. Il mio sogno si realizza”.