Manipolare il Sistema immunitario affinché elimini i tumori: è possibile. Il catanese Marco Donia ottiene un finanziamento di quasi un milione e mezzo dalla Fondazione Lundbeck per le sue ricerche.
Marco Donia, catanese, medico oncologo e professore associato presso l’ospedale universitario di Copenhagen, ha studiato per diversi anni l’immunoterapia per il trattamento dei tumori, in particolare un gruppo di molecole rilasciate dal Sistema immunitario che potrebbero favorire la crescita di carcinomi. La Fondazione Lundbeck,con la nomina a “Lundbeck Fellow”, finanzierà le sue ricerche sulla relazione tra queste molecole e i tumori stanziando quasi 1.5 milioni di euro.
Trentacinque anni, laureato in Medicina e Chirurgia nel 2008 e successivamente specializzato in Oncologia medica presso l’Università di Catania, Marco Donia ha iniziato le sue ricerche in Danimarca grazie a una collaborazione internazionale avviata già dal 2001 dal professore Ferdinando Nicoletti, ordinario di Patologia generale ed immunologia del dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche, con l’Università di Copenhagen e il Rigshospitalet. Dal 2014 lavora come medico oncologo e come ricercatore presso il National Center for Cancer Immune Therapy danese.
Partiamo dal presupposto che i linfociti, una gamma di sostanze rilasciate dal Sistema immunitario, possono sia aiutare a eliminare il cancro, sia favorirne lo sviluppo. La ricerca del prof. Donia mira a bilanciare le molecole positive e quelle negative all’interno dei tumori.
Il prof. Ferdinando Nicoletti comunica che l’Università ha avviato una collaborazione con il gruppo di Marco Donia nell’ambito del dottorato di ricerca in Basic and Applied Biomedical Sciences, coordinato dalla prof.ssa Stefania Stefani. Dichiara inoltre la propria ammirazione per la rete di chiara eccellenza sovranazionale di laureati catanesi che favorisce la globalizzazione dell ricerca.
Tuttavia, permane la difficoltà di accesso alle risorse economiche in Italia, e ancor di più al Sud: la mancanza di stakeholders istituzionali rischia di compromettere lo sviluppo scientifico nel nostro paese ed è perciò necessario favorire le collaborazioni internazionali e il conseguente aumento competitivo dell’Ateneo nell’accesso ai finanziamenti. Il contributo di questa rete di eccellenza, che sempre più si sta sviluppando, aiuterà a sensibilizzare ancor più l’opinione pubblica e i legislatori ad intraprendere misure idonee per il rientro in patria degli ex allievi che eventualmente lo desiderassero. È necessario attrarre ricercatori entusiasti e di successo nel nostro paese, ma per fare ciò occorre garantire qualità e competitività delle istituzioni.
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