“C’è un canale più importante di quello dei social, del web e delle email: è quello emotivo, che puoi avere soltanto stringendo una mano, stando accanto, intonando un canto insieme mentre ti guardi negli occhi”. Così Francesca, una delle organizzatrici del gruppo “Sardine catanesi”, spiega l’ondata di successo del movimento mentre si prepara a scendere in piazza a sistemare gli ultimi dettagli per la manifestazione, circa due ore prima dell’appuntamento delle 18 alla Fontana dell’Amenano.
Dopo un flash-mob durato più di due ore e dopo aver visto prima la Piscaria straripare di gente e poi i manifestanti riempire di musica e “sarde” anche piazza Duomo, si può stare certi che è così. Non stiamo a parlare di numeri, malgrado le foto che circolano sui social diano un’idea di quanti abbiano preso parte all’evento, ma di valori. Anche a Catania le sardine non manifestano solo “contro”, ma per. Per un linguaggio politico ripulito dalla violenza verbale e dai toni aggressivi di questo periodo, per una società antifascista e rispettosa del prossimo, per un’Italia e una Sicilia libera dalla mafia.
“Siamo partiti da un gruppo di quattro persone, delle quali faccio parte anch’io – racconta ancora Francesca parlando della nascita delle Sardine di Catania –, però abbiamo un comitato allargato di circa 40 persone. Siamo tutte persone, tranne i giovanissimi, che fanno parte di realtà associative e che hanno avuto esperienze politiche in passato. Non in prima linea, perché abbiamo tenuto sin dall’inizio che tra gli organizzatori non ci fosse qualcuno riconducibile ai partiti”. Ed è appunto la paura che il movimento possa essere strumentalizzato che fa dire, a proposito di Enzo Bianco, che aveva esultato per la manifestazione a Catania, che le sardine accolgono tutti sì (a patto di condividerne gli stessi valori), ma come semplici cittadini, in quanto apartitici.
Dalla partenza ristretta alle migliaia di persone in piazza Duomo è passato pochissimo tempo. Catania ha risposto presente alla chiamata sui social, avvenuta soprattutto sui gruppi Facebook delle sardine, e dalle sei del pomeriggio in poi la folla di persone è andata sempre più aumentando.
L’atmosfera si è subito scaldata con le percussioni ritmate di Sambazita, l’orchestra itinerante dell’associazione culturale Gammazita, che ha fatto ballare e saltare i manifestanti prima di iniziare. Da lì, tra i cori più tipici del movimento (“Catania non si lega”, “Catania non abbocca”, “Siamo tutti antifascisti e antirazzisti”) le sardine hanno iniziato a moltiplicarsi, e così gli striscioni, su cui si è sprigionata tutta la creatività dei catanesi.
“A Catania la Lega ‘allicca’ la sarda”, “Sgombriamo il capitone”: sono solo alcuni degli slogan a tema ittico che si moltiplicano in decine di sfumature per tutta la piazza. Li reggono, semplicemente a mano, in un cartello o attaccati al collo con l’elastico, manifestanti di tutte le età. Guardandosi intorno è facile notare come il movimento abbracci una platea trasversale: si passa dal gruppetto di liceali fomentatissimo dalla manifestazione alla coppia di pensionati che intona nel coro unanime il canto di “Bella ciao”, ce n’è davvero per tutti. Un emozionante “Com’è profondo il mare”, inno ufficiale delle Sardine, segna l’acme della prima parte della manifestazione alla Pescheria. Con lo spostamento in piazza Duomo, complice anche la maggiore visibilità della zona, la partecipazione aumenta.
Il Liotru si riempie nel giro di pochi minuti di sardine armate di megafono. Sotto la statua dell’elefante, mentre a pochi metri i passanti in piazza Università si godono i mercatini, scocca il momento dei discorsi. “L’Italia dell’odio sta iniziando a scricchiolare – grida più forte che può una delle organizzatrici – perché stanno crescendo queste piazze bellissime, colorate. Oggi piazza Duomo è bella come non l’ho mai vista prima! Guardiamoci negli occhi, stiamo stretti corpo a corpo, come le sardine, senza simboli, senza appartenenze di partito, tutti accomunati dagli stessi valori: antifascismo, antirazzismo, solidarietà, apertura!
Vogliamo una società equa e plurale, non vogliamo accordi con Paesi che violano i diritti umani, non vogliamo porti chiusi, non vogliamo discriminazioni. Se nuoteremo tutti nella stessa direzione sconfiggeremo l’odio e le ingiustizie: benvenuti in mare aperto!”
È solo il primo di una serie di interventi che si è alternato alle canzoni della manifestazione. Su tutte trionfa “Bella ciao”, l’inno partigiano cantato sin dalla prima ora dalle Sardine bolognesi e che a rotazione torna almeno quattro o cinque volte anche a Catania. Dopo, la lettura di alcuni degli articoli della Costituzione ribadisce che i principi su cui si basa il movimento sono gli stessi riconosciuti dai padri fondatori della Repubblica: l’uguaglianza, il diritto d’asilo, l’antifascismo. Ma spazio anche all’antimafia, nel commosso ricordo di Pippo Fava e Peppino Impastato, e alla poesia, con la filastrocca dedicata alla sardina scritta da una giovanissima ragazza, di cui si riporta una parte: “Abbonda l’odio e la violenza / maledetta indifferenza! / Per fortuna lei è arrivata / grazie a Dio ce l’ha mandata / Per fortuna lei combatte / Tutto il male di ‘ste matte / Lei ammette, lei non nega / grazie a Dio lei non si lega!”.
La manifestazione va a oltranza, fino a terminare intorno alle otto di sera. A questo punto, annunciano gli organizzatori stessi, l’appuntamento è alla prossima settimana, al primo incontro delle Sardine di tutta Italia a Roma. Sabato prossimo i banchi pacifici di sardine si congiungeranno da tutta la Penisola nella Capitale. Al termine del flash-mob romano ci sarà anche un incontro coi fondatori del movimento e con gli organizzatori italiani, a cui parteciperà pure la delegazione etnea: “Andremo lì per ascoltare – confessa Francesca ai microfoni di LiveUnict -, per sapere se qualcuno ha un’idea per il futuro. In questo momento noi abbiamo voglia di rimanere un movimento aggregativo di piazza. Riporteremo qui quello che si dirà e se ne parlerà. La certezza è di non appiattirci in nessun’altro partito già esistente”.
A Catania il primo incontro delle Sardine si conclude ballando in cerchio assieme ai Sambazita. Al termine della manifestazione, lasciando il Liotru, si ha già una certezza: anche a Catania, come in tutta Italia, la gente è tornata a scendere nelle piazze e a guardarsi negli occhi. In che direzione nuoterà il banco non si sa ancora, ma molti hanno smesso di avere paura dell’oceano in cui erano immersi. E non è poco.