Dalla letteratura all'arte della fotografia, dalla lotta alla mafia e per i diritti del genere femminile, le donne siciliane si sono sempre dimostrate capaci di grandi imprese nelle quali sono spiccate per la grande forza e intraprendenza che le caratterizza. Ecco 10 donne siciliane che hanno reso lustro alla loro terra d'origine.
La Sicilia è una terra che ha sempre dovuto fronteggiare grandi difficoltà: basti pensare alle numerose dominazioni di cui è stata oggetto e alle quali i suoi abitanti si sono dovuti abituare. Tuttavia, la cultura siciliana non è mai venuta meno ed è riuscita ad emergere nonostante le influenze straniere. Questo anche grazie alla persistenza e alla determinazione che caratterizza i siciliani e, in particolar modo, le donne dell’Isola che spesso si sono dimostrate all’avanguardia e hanno lottato per ottenere diritti sociali e politici di cui erano private. Ecco dunque 10 donne siciliane che si sono distinte per le loro imprese e battaglie.
La prima siciliana in elenco è una donna che detiene un primato: nel 1698 fu infatti la prima europea a indossare i pantaloni. Sebbene molti attribuiscano tale primato alla letterata parigina George Sand, il cui vero nome era Aurore Lucile Dupin, diverse fonti riportano il nome di Francisca come prima figura femminile che indossò i pantaloni.
Non si conoscono molti dettagli della vicenda proprio perché si trattò quasi di uno scandalo: per esempio non si conosce la città d’origine di Francisca, mentre è accertato che fosse siciliana e che si mostrò in “abiti maschili” nel 1698. Di certo tale gesto non passò inosservato, ancor più se si pensa che i pantaloni per donne furono realmente accettati solo nel corso del XX secolo.
Queste due donne divennero celebri perché furono tra i protagonisti di una disputa letteraria. Nel 1725, un noto farmacista di Palermo di nome Luigi Sarmento e dal comportamento fortemente misogino, pubblicò un opuscolo intitolato “Lu vivu mortu”. L’elaborato dell’uomo era una critica al mondo femminile e alle donne in generale e non fu molto gradito dal mondo letterario. Infatti, tanti si scagliarono contro Sarmento rispondendo con delle critiche al suo opuscolo.
Tra i critici furono presenti anche due donne: la Bellini e la Bisso, le quali risposero in versi siciliani nel 1735. Si può quindi affermare che con loro si ebbero le prime pubblicazioni femministe e teorizzazioni di quello che in futuro sarebbe diventato un movimento globale per la difesa della parità dei diritti tra uomini e donne.
Ma i primati delle donne siciliane non si sono limitati al campo dell’abbigliamento: un’altra figura femminile ha infatti rivestito un ruolo di prim’ordine nel campo dei diritti delle donne. Si tratta di Maria Paternò, la prima donna italiana ad ottenere il divorzio.
Correva l’anno 1808 quando la baronessa catanese Maria chiese e ottenne il divorzio dal consorte usufruendo dell’art. 296 dell’allora vigente Codice Napoleonico. Durante la reggenza napoleonica, infatti, il divorzio era concesso secondo quanto riportato dalle leggi del Codice, mentre fu nuovamente abolito con il ritorno dei Borbone dopo il Congresso di Vienna. Nonostante le ritrosie che ancora riguardavano l’argomento del divorzio, Maria Paternò non tornò sui suoi passi e, qualche tempo dopo essersi separata dal marito, sposò l’avvocato con il quale aveva sostenuto la causa di divorzio.
In un elenco di donne forti e determinate originarie della Sicilia non può certamente mancare Andreana Sardo. Si tratta di una figura che troppo spesso passa inosservata ma che ha rivestito un ruolo di grande rilievo per il patrimonio storico-artistico dell’Università di Catania.
Andreana fu nipote di Giovanni Sardo, professore e bibliotecario all’università etnea e visse la sua giovinezza nel pieno della resistenza di studenti e professori dell’Unict ai Borboni. La giovane donna si rese protagonista di un evento cruciale per quello che oggi è l’edificio principale dell’Università: il 6 aprile del 1849 i Borboni reagirono alla ribellione devastando tutto ciò che incontravano nella città di Catania e seminando il panico tra la gente. Anche il Palazzo Centrale dell’ateneo catanese, sito in piazza Università fu oggetto di distruzione, fino all’intervento di Andreana. La giovane infatti raggiunse e convinse il comandante dell’esercito borbonico Nunziante a permetterle di spegnere l’incendio in corso dentro l’Università di Catania, in modo da salvare l’immenso patrimonio al suo interno.
La donna non uscì illesa dall’esperienza di cui era stata protagonista, che infatti ebbe serie ripercussioni sulla sua salute. Tuttavia, quel gesto di coraggio fu riconosciuto da molti e, per ricordarlo, venne posta una targa a Palazzo Centrale.
Icona della Belle Époque, passata alla storia e ammirata per la sua bellezza e per le buone qualità che la resero celebre tra il popolo siciliano al punto da essere considerata come la Regina dell’Isola. Per il Kaiser Guglielmo II fu la Stella d’Italia, mentre D’Annunzio la soprannominò l’Unica, Franca Florio catturò l’attenzione di molti personaggi illustri, folgorati dalla giovane siciliana entrata a far parte della dinastia dei Florio sposando Ignazio Jr.
Baronessa di nascita, ebbe a che fare con il mondo dell’economia e dell’imprenditoria una volta preso il cognome dei Florio e si occupò spesso di intrattenere relazioni pubbliche per conto della famiglia, data l’abilità di conversazione di cui si dice fosse dotata. Ma la sua vita non fu tutta rose e fiori: subì la perdita di tre dei suoi cinque figli, fu spesso tradita dal marito e il periodo in cui visse fu quello in cui iniziò il declino della dinastia dei Florio.
Un’altra catanese è presente nell’elenco delle donne passate alla storia: si tratta di Carmelina Naselli, prima donna docente universitaria in Italia. Laureata in Lettere all’inizio degli anni ’20 a Catania, Carmelina ottenne un primo incarico di insegnamento nel 1940 ma solo nel 1949 divenne ordinaria di Storia delle Tradizioni Popolari all’Università di Catania.
Mantenne l’impiego fino al 1965, anno del pensionamento, e insegnò anche altre discipline come Storia della Letteratura italiana, Filologia Romanza, Storia della lingua italiana. La cattedra di Storia delle Tradizioni Popolari di Catania fu una delle prime tre istituite sull’argomento in tutta Italia e la Naselli si avvicinò a tale campo durante gli studi universitari a Firenze.
Emblema della lotta per l’emancipazione femminile, Franca Viola fu un vero simbolo per le donne della fine degli anni ’60. La sua storia inizia come quella di molte giovani siciliane del Novecento, costrette a sottostare a leggi di onore e morale non scritte e, di fatto, per nulla aiutate dalla vera legge.
Franca nacque ad Alcamo in una famiglia umile e appena quindicenne venne ufficializzato il suo fidanzamento con Filippo Melodia, il quale fu successivamente arrestato per furto e appartenenza a banda mafiosa. La famiglia della ragazza ruppe quindi il fidanzamento ma Melodia non accettò tale gesto e iniziò a tormentare i Viola, fino a quando nel dicembre 1965 rapì Franca. All’epoca la ragazza aveva 17 anni ed era ancora minorenne: venne violentata, picchiata e segregata in casa dei Melodia per una settimana fino al momento di mettere la sua famiglia davanti al fatto compiuto e organizzare il matrimonio, essendo ormai “svergognata”.
Tuttavia, la famiglia Viola si ribellò alla legge d’onore con estremo coraggio, escludendo il matrimonio della figlia con l’uomo che le aveva fatto del male e rivolgendosi alla polizia. Il rifiuto del matrimonio riparatore fu un vero scandalo all’epoca, perché l’onore della ragazza era ormai compromesso e nessuno l’avrebbe più accettata. Senza dimenticare che, secondo la legge in vigore al tempo, il matrimonio avrebbe scagionato Melodia anche se il reato aveva interessato una minorenne. Ma alla fine Franca ne uscì vincitrice e divenne un simbolo di coraggio per tutte le donne.
Tra le donne che sono spiccate nel campo artistico è impossibile non citare Letizia Battaglia. La sua carriera ebbe inizio alla fine degli anni ’60 come fotoreporter per il giornale palermitano “L’Ora” e prosegue senza sosta fino ai giorni nostri.
I temi a lei più cari furono quelli delle donne siciliane e della lotta alla mafia, infatti è anche nota come “la fotografa della mafia”. Fu inoltre la prima fotoreporter a raggiungere il luogo dell’assassinio di Piersanti Mattarella ed ebbe sempre modo di dimostrare la sua determinazione e forza in un ambiente prevalentemente maschile, soprattutto grazie alla grande abilità con la macchina fotografica che la contraddistingue. Nel 2017 ha inaugurato il Centro internazionale di Fotografia nei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, che dirige fino ad oggi e dove si occupa principalmente di fotografia storica e contemporanea.
Palermitana e forse meglio nota con il cognome del marito e della casa editrice da loro fondata. Moglie del fotografo Enzo Sellerio, Elvira fonda la “Sellerio Editore” nel 1969 anche su suggerimento di noti intellettuali siciliani come Sciascia e Buttitta.
Anche in questo caso la determinazione femminile fu cruciale nella vita di Elvira: si licenziò dall’impiego pubblico e investì la liquidazione per la creazione della casa editrice con il marito. L’intuizione si rivelò corretta e la casa editrice vanta fino a oggi importanti pubblicazioni di autori celebri quali Camilleri e lo stesso Sciascia. Una volta separata dal marito, Elvira continuò la sua imprenditoria editoriale seguendo l’ambito della narrativa e della saggistica, mentre Enzo Sellerio si dedicò a volumi di arte e fotografia.
Tra le donne siciliane di spicco dei tempi più recenti merita un posto anche la scrittrice Simonetta Agnello Hornby. Nata nel 1945 a Palermo e laureata in Giurisprudenza, la Hornby è specializzata nel campo dei diritti dei minori, ricopre la carica di giudice in Inghilterra dove vive da quando ha sposato un cittadino inglese ed è Presidente del Tribunale Special Educational Needs and Disability.
Simonetta Agnello Hornby si è successivamente dedicata alla letteratura, pubblicando più di quindici libri nel corso della sua carriera. Aspetto fondamentale della Hornby è la costante presenza della Sicilia nelle sue opere: i suoi romanzi sono per lo più ambientati in contesti siciliani e riprendono tutte le tradizioni popolari, sociali e culinarie della terra d’origine della scrittrice. Con i suoi libri, Simonetta Agnello Hornby ha dunque portato in giro per il mondo la cultura siciliana: basti pensare che il suo primo romanzo, “La Mennulara”, è stato tradotto in 19 lingue ed è diventato un bestseller dell’editoria italiana.
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