Lo Sciopero Globale per il Clima fa tappa anche a Catania. Con la giornata di oggi si chiude la settimana di scioperi tenutisi in tutto il mondo per protestare contro un sistema che non tiene debitamente conto dei cambiamenti climatici e del rischio che l’uomo e il pianeta correranno nell’immediato futuro se non avverrà un deciso cambiamento di rotta. Il movimento Fridays For Future, iniziato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, si è diffuso in tutto il mondo unendo milioni di persone nella protesta contro i cambiamenti climatici: nella settimana di scioperi indetta dal 20 al 27 settembre ci sono stati 6631 eventi in 170 Paesi, come riporta la stessa fondatrice, che oggi si unirà al Global Strike for Future di Montreal, in Canada.
Quello di oggi, 27 settembre, è il terzo sciopero globale organizzato dai Fridays For Future, dopo quelli del 15 marzo e del 24 maggio. La data non è casuale. Proprio negli ultimi giorni si è infatti svolto il summit ONU sul clima; un’altra occasione persa, dato che, malgrado il toccante discorso di Greta alle Nazioni Unite, i leader politici del pianeta non sono riusciti a prendere una posizione forte e congiunta sull’argomento. Ecco allora un altro motivo, l’ennesimo, per scendere in piazza oggi e gridare ancora più forte che l’emergenza climatica è un problema che riguarda tutto il mondo e che per questo richiede una risposta globale.
In tutta Italia questa mattina le piazze si sono riempite di persone, prevalentemente ragazzi, pronti a perdere un giorno di scuola o di lavoro per ribadire l’importanza di questa lotta. Una partecipazione che negli scorsi giorni ha ricevuto anche una sorta di “autorizzazione” da parte del ministro per l’Istruzione Fioramonti, il quale, in una circolare diffusa in tutte le scuole ha invitato i dirigenti scolastici a considerare l’importanza dello sciopero e di giustificare l’assenza degli alunni.
Fridays For Future a Catania: un movimento in crescita
La sfilata per il clima a Catania inizia a piazza Roma, dove tra le nove e le nove e mezza si raduna un corteo che cresce con il passare dei minuti e in cui, sotto la bandiera della lotta al cambiamento climatico, si ritrovano proprio tutti: associazioni ambientaliste, scuole di ogni ordine e grado, ONG attive a Catania e persino qualche turista che, tra una foto e l’altra, non perde l’occasione di fare qualche metro con il corteo che attraversa la via Etnea e si dirige verso piazza Università, punto d’arrivo dello sciopero. Prima che i partecipanti si mettessero in moto, Paolo Putrini, portavoce di Fridays For Future Catania, ha raccontato a LiveUnict della crescita del sostegno alla causa dell’ambientalismo.
“Noi abbiamo iniziato qualche mese fa, con le assemblee locali, a organizzare scioperi e flash mob – racconta Putrini a proposito della crescita del movimento –. In questi mesi la mobilitazione si è ingrandita e abbiamo ricevuto sempre più sostegno dalle scuole, con nuove persone che avevano voglia di attivarsi. Adesso, rispetto a quando siamo partiti, abbiamo molta più disponibilità e molti più contatti, soprattutto nelle scuole, ma anche all’interno dell’università”.
Un’adesione a un movimento che ha ottenuto una crescita esponenziale, ma che, per ottenere dei risultati concreti, ha bisogno dell’intervento di chi davvero può adottare grandi misure per cambiare. “Noi abbiamo delle rivendicazioni nei confronti delle istituzioni, delle quali riconosciamo la legittimità, ma chiediamo loro che prendano provvedimenti urgenti per contrastare il cambiamento climatico, perché altrimenti sentiamo che il nostro futuro è rubato”, aggiunge il portavoce di #FFF Catania a proposito del rapporto del movimento con le istituzioni.
Tra le iniziative che devono essere realizzate, “sicuramente la priorità è azzerare le emissioni entro il 2030 – conclude Putrini –, piantare più alberi, potenziare la mobilità sostenibile: sono tutte azioni che possono contrastare il cambiamento climatico e che vanno nella direzione degli allarmi che sono stati lanciati dalla comunità scientifica”.
Nuove generazioni al confronto con i cambiamenti climatici
Mentre il corteo avanza verso piazza Università, il serpentone che lo compone si allunga sempre di più e inizia ad assumere una fisionomia definita. La coda dello sciopero è composta dalle scuole di Catania e provincia, che hanno aderito in massa alla manifestazione; al centro stanno le associazioni ambientaliste e le ONG, presenti ma senza bandiere, a ribadire che lo sciopero riguarda tutti e non si identifica in un solo movimento; infine, in prima linea, si trovano i più piccoli, e forse anche i combattenti più agguerriti della manifestazione, di certo quelli che saranno più interessati dai cambiamenti climatici, il cui futuro è più a rischio.
Nel percorso che ha accompagnato il corteo fino in piazza Università erano presenti diversi genitori e insegnanti, che hanno guidato i più piccoli lungo un percorso che non si ferma allo sciopero, ma riguarda più ampiamente l’educazione ambientale. Lo conferma una maestra dell’istituto omnicomprensivo Angelo Musco di Catania, che ha raccontato ai nostri microfoni la sua esperienza di madre e insegnante.
“Affrontiamo il tema del cambiamento climatico in team – dichiara –. Sono qui con un gruppo di colleghi e dallo scorso anno abbiamo seguito un progetto sulla sostenibilità, partendo dall’agenda ONU 2030, e quindi dagli obiettivi che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha già prefissato, ma soprattutto mettiamo in atto delle buone pratiche: differenziamo, i nostri ragazzi usano la borraccia, li invitiamo a un uso corretto dell’energia, soprattutto dell’acqua potabile”.
Il riscontro delle iniziative ambientaliste è ottimo, sia tra gli organi dirigenti che da parte degli alunni. “C’è una diffusa sensibilità – continua l’insegnante – I ragazzi rispondono positivamente. Pur essendo una scuola di periferia, dato che siamo tra Zia Lisa e Librino, stamattina sono arrivati in molti, alcuni accompagnati, altri col mezzo pubblico, per essere presenti”.
“È fondamentale per i giovani, perché bisogna davvero restituire ideali, sogni, speranze… credo che oggi tutto, in assoluto, si giochi attorno all’ambiente e alla sostenibilità, che ovviamente implica poi scelte sociali ed economiche”, dichiara in conclusione la maestra, mentre lo sciopero continua verso piazza Università, dove arriva una richiesta ufficiale per il sindaco.
Dichiarazione di emergenza climatica: cos’è e perché è importante
Giunti al punto d’arrivo della manifestazione, il corteo si ferma e parte un sit-in per chiedere alle istituzioni della città un provvedimento che viene considerato essenziale dai manifestanti: la dichiarazione di emergenza climatica. Dai megafoni si alzano in fretta cori e slogan indirizzati verso Palazzo degli Elefanti, chiedendo la promessa di realizzazione della richiesta, invocando a gran voce il sindaco e minacciando di non andare via finché qualcuno dal Comune non darà delle risposte in merito.
Dal municipio etneo si affacciano in molti, ma le risposte non arrivano e anche il sindaco Salvo Pogliese sembra assente o impegnato in altre faccende. La richiesta del corteo di dichiarare ufficialmente l’emergenza climatica non è esagerata e diverse città, in Sicilia e in Italia, hanno già proceduto in tal senso; si pensi a Siracusa, Torino, Napoli, Milano, Roma e le intere regioni Toscana e Liguria. Ma di cosa si tratta di preciso e perché è così importante?
“Perché è un’emergenza che si deve risolvere a livello globale – risponde un ragazzo che fa parte del coordinamento Fridays For Future delle Aci, che ha riunito i licei e gli istituti provenienti da Acireale e dai comuni limitrofi –, ma ci vuole la partecipazione di tutti quanti, a partire dal sindaco di Catania, ad esempio, che non si affaccia alla finestra, che non ascolta.
Noi vorremmo collaborare con lui, vorremmo che si renda conto del problema e che usi i mezzi che può mettere in campo per fermare quest’emergenza. Importante è richiedere lo stato di emergenza climatica, attraverso il quale possono essere attivate tutta una serie di istanze emergenziali per porre un limite a questo problema“ aggiunge infine, prospettando la possibilità che, a partire dalle città, il problema venga esteso alla Regione, allo stato italiano, e così a salire.
Un’ulteriore definizione la da un’altra manifestante, anche lei impegnata nella lotta per ottenere il riconoscimento di emergenza climatica. “È una dichiarazione – afferma – che testimonia un’apertura verso i problemi ambientali, com’è stato fatto in molte città della Sicilia, dove è stata richiesta e i sindaci hanno approvato. E in più, avendo l’approvazione, i sindaci hanno promosso delle leggi per l’ambiente. Quindi è importante avere l’apporto del sindaco, che con la dichiarazione di emergenza climatica si apre a questo problema, cercando di fare qualcosa in merito”.
Nel frattempo, a sciopero finito, l’istanza di riconoscimento dello stato di emergenza climatica è stata ufficialmente protocollata in Comune. Adesso si attende la risposta ufficiale da parte delle istituzioni.